Volontariato

Evviva Adriano, l’anti conformista

"È l’unico che sappia respingere le egemonie, sia di cultura che di partito. La sincerità paga". Intervista a Paolo Vari.

di Sara De Carli

1968 casa Celentano: nasce Azzurro. 1968 casa Vari: nasce Paolo. Paolo Vari, regista di Fame chimica e già autore di Le Iene, è nato quando Celentano, di anni, ne aveva già 30. Un?altra generazione. Fame chimica è il film culto che racconta la marginalità di una città, Milano, che è la stessa del ragazzo della via Gluck, ma che davvero ha poco a che spartire con le malinconie di quella. E che del Molleggiato non ha fatto un mito, ma che riconosce la sua straordinaria capacità di chiamarsi fuori dal coro. E di ritagliarsi brandelli di libertà. Vita: Come valuta le strategie di comunicazione di Celentano? Paolo Vari: è uno dei pochi ad usare il mezzo televisivo con un minimo di autonomia, a prescindere dal controllo politico e culturale dei partiti. Tutti citano i grandi nomi: la Guzzanti, Santoro, Biagi. In realtà in tv c?è una pratica del ?terrore? a effetto a cascata, che va a colpire anche i piccoli autori, chiunque tenti un libero approccio al fare tv. Per questo ci sono in giro solo prodotti insapori, segnati dalla paura e dal conformismo. Vita: Certo il Molleggiato è anticonformista per tradizione? Vari: Non è questione di un anticonformismo fine a se stesso, ma di essere anticonformisti rispetto alla politica del non dare fastidio a nessuno e del finto luogo comune per cui in tv bisogna essere oggettivi ed equidistanti dalle posizioni in campo. Alla fine si finisce per non dire niente, o per dire quello che fa comodo al potere. Al di là dei messaggi e dei contenuti, che possono essere discutibili, quello di Celentano è un stile di azione encomiabile: la sua è un?opinione, è dichiaratamente di parte, ma intanto dice qualcosa. Ce ne vorrebbero di più, da tutte le parti. Vita: E Benigni? Vari: Se Celentano usa la sua credibilità per ritagliarsi spazi di libertà, Benigni usa il suo successo. Il problema del cinema è diverso da quello della tv: lì c?è un?industria che indirizza la poetica degli autori in modo funzionale agli incassi. È molto normalizzante. Gli autori sono costretti a un braccio di ferro, e solo pochi vincono. Vita: Da un punto di vista tecnico, il linguaggio visivo di questi due autori può ridefinire l?abc della comunicazione? Vari: Benigni in realtà nel linguaggio è molto convenzionale, non fa ricerca sul mezzo, perché mira a un pubblico vasto. Ma questa non è una critica. Per Celentano? non lo so. Guardo la tv satellitare, ho visto una volta lo spot. Mi sembra sincero, e la sincerità è l?unica condizione per conquistare il pubblico. Vita: Anche un pubblico giovane e fuori dagli schemi, come il suo? Vari: Forse sì. La risposta del pubblico è sempre una sorpresa: se fai un prodotto studiato a tavolino per parlare a un target preciso, è sicuro che fallisci. Fame chimica non è stato fatto per i giovani delle periferie, ma per tutti. Poi certo, è piaciuto anche a loro. Credo che un prodotto sincero, buono, sia universale. La differenza poi la fa il marketing, ma sia Benigni sia Celentano su quello sono ben corazzati.


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