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Sinistra, evita tic laicisti

"La Chiesa ha tutto il diritto di parlare e dare battaglia, se lo ritiene opportuno. I vescovi evitino di mortificare il ruolo dei laici cristiani impegnati in politica".

di Redazione

Il conflitto tra laici e cattolici, che ha segnato per molto tempo la storia italiana e le vicende dalla politica nazionale, rischia di riproporsi oggi con modalità e toni che speravamo consegnati agli archivi della memoria. Una delle ragioni più importanti sta forse nella crescente propensione delle Chiese a forzare i confini tradizionali della sfera religiosa per intervenire e prendere posizione, con modalità anche di grande impatto comunicativo, su argomenti importanti della sfera pubblica, sul rapporto tra etica e diritto, sul futuro della scienza, sulle prospettive dello sviluppo, sul tema dei conflitti, sulla famiglia, sullo stesso destino dell?umanità. Ciò avviene non solo perché le religioni tendono a difendere il proprio territorio, ma perché intendono, giustamente, partecipare al processo di costruzione del mondo moderno, ritenendo di possedere risorse adeguate per dare il proprio contributo alla sfida più rilevante che l?umanità ha oggi di fronte: ridefinire le regole della convivenza, in una società globale caratterizzata, in molto campi, da nuovi scenari e nuovi poteri. E, tuttavia, occorre prendere coscienza del riemergere del fattore religioso come elemento importante nella storia delle persone e nel vissuto delle comunità, e riconsiderare, quindi, i rapporti tra religione e politica in maniera più approfondita, sulla base delle grandi tradizioni culturali e politiche del passato, ma con la coscienza che esse sono tutte da ripensare o da ridefinire. Strasbismo pericoloso Per questo considero pericoloso lo strabismo di una parte del ceto politico laico e persino di quella parte della sinistra che reagisce con vecchi riflessi di intransigente difesa laica dello Stato e della politica, quando si trova di fronte a una nuova iniziativa della Chiesa cattolica. è pericoloso perché impedisce di vedere che in quell?iniziativa c?è anche e soprattutto una reazione contro il processo di erosione e di svuotamento dei fondamenti e dei significati della nostra civilizzazione. Ed impedisce quindi di comprendere che tale reazione, se orientata secondo i principi di una sana laicità, è una importante risorsa per chi, come ogni sincero democratico, non può che difendere l?autonomia della società civile e della politica e promuovere una loro nuova fondazione sulla base di valori condivisi: il valore della vita e della dignità umana, la libertà, la pace, la giustizia, la solidarietà. Simili valori richiedono a tutti una forte attenzione a costruire le condizioni di una collaborazione tra culture religiose e culture civili e politiche, che avvenga nel giusto equilibrio, senza forzature che riproducano gli errori del passato. Ben venga, dunque, il confronto, anche politico, sulle questioni concrete da affrontare e sulle soluzioni da promuovere in una logica orientata al bene comune e al progresso della società. Una nuova fase di confronto presenta a tutti – alla Chiesa cattolica, alle pubbliche istituzioni, alle culture ?laiche? – un?opportunità che va colta, tanto più se ciascuno sceglie di mettersi davvero in ascolto degli altri e si dispone a un atteggiamento autenticamente dialogico e seriamente orientato alla convergenza e alla soluzione dei problemi. Senza furberie strumentali ma anche senza irrigidimenti pregiudiziali. Sostenere, ad esempio, che intervenendo sui temi della famiglia, della pace, della vita, e così via, la Chiesa commette un??indebita ingerenza? è anacronistico, risente di un clima storico e di dispute che sono da tempo alle nostre spalle. La Chiesa ha tutto il diritto di parlare, di commentare, di suggerire, di proporre, di dare battaglia se lo ritiene opportuno, su temi di grande rilevanza morale. Opporre formalismi concordatari è un?ipocrisia. Nella società delle libertà non può essere certamente questo il terreno del confronto. Semmai il problema si pone sui contenuti degli interventi episcopali, sulle modalità e sui tempi della comunicazione, e quindi sui rischi della Chiesa di farsi attore politico e di sottovalutare o mortificare, così, il ruolo dei laici cristiani, l?originalità e l?autonomia della loro responsabilità. Appare evidente, infatti, che sia in corso un progressivo dispiegamento della ?parola? del Magistero in funzione di supplenza, forse anche perché si è convinti di una progressiva perdita di incisività del ruolo dei credenti laici nella politica e nelle istituzioni. Ma in tal modo la Chiesa non rischia la tentazione di farsi ?attore politico? o di assumere i panni della lobby, del gruppo di pressione, offuscando così la sua forza profetica e la sua trasparenza al servizio del Vangelo? Il diritto di parlare La sinistra democratica deve comprendere le ragioni che spingono le identità religiose a voler esser riconosciute e ad agire nella sfera pubblica. Deve interrogarsi più in profondità anche perché sta crescendo al suo interno e ai suoi vertici la consapevolezza che nella dimensione religiosa si fondono e vivono valori, culture e orientamenti che hanno riflessi importanti non soltanto sulle scelte individuali, ma anche su quelle della politica. Le reazioni di alcuni settori della sinistra al provvedimento approvato dal Senato che conferma una norma del 92 sull?esenzione dall?Ici degli immobili di proprietà dei soggetti non commerciali (enti non profit, fondazioni, enti religiosi, ecc.) utilizzati per le attività di assistenza e beneficenza, istruzione, educazione e cultura, non vanno in questa direzione. Si sono fatte polemiche ingiustificate e sproporzionate. Si discuta nel merito, si verifichi la portata della norma, si apra un confronto con gli esperti e con i soggetti cui la norma è destinata e poi si decida con libertà, responsabilità e trasparenza.

Partecipa alla due giorni per i 30 anni di VITA

Cara lettrice, caro lettore: il 25 e 26 ottobre alla Fabbrica del Vapore di Milano, VITA festeggerà i suoi primi 30 anni con il titolo “E noi come vivremo?”. Un evento aperto a tutti, non per celebrare l’anniversario, ma per tracciare insieme a voi e ai tanti amici che parteciperanno nuovi futuri possibili.