Mondo
Iraq: attacchi ai partiti sunnita e curdo alla vigilia del voto
Azioni di rappresaglia per aver deciso di sostenere il 'sì' alla costituzione.
Alla vigilia del referendum sul progetto costituzionale, la guerriglia irachena prende di mira le sedi del Partito islamico iracheno, la principale formazione sunnita del paese, colpevole di aver appoggiato l’intesa con sciiti e curdi sulla bozza costituzionale e di aver invitato i suoi sostenitori a votare ‘sì’ dopo settimane di campagna elettorale a favore del ‘no’.
Nel mirino dei ribelli anche il Partito democratico del Kurdistan a Kirkuk e una delle scuole di Baghdad che ospitano i seggi elettorali. Il bilancio è di nove feriti.
Intanto proseguono le operazioni di governo e forze della coalizione per rafforzare le misure di sicurezza per il voto, con provvedimenti più rigidi rispetto a quanto accaduto per le elezioni politiche dello scorso gennaio. Nel primo attacco dei ribelli, una bomba è esplosa all’esterno della sede del partito sunnita nel centro di Baghdad, senza causare vittime. Poche ore più tardi, alcuni guerriglieri hanno dato alle fiamme la sede principale del partito a Fallujah, città a ovest di Baghdad, ex roccaforte della guerriglia prima dell’offensiva Usa del novembre del 2004. Una fonte del ministero degli Interni ha riferito che al momento dell’attacco la sede era vuota.
Il numero ridotto di attacchi subiti negli ultimi due anni dal partito islamico favorisce una lettura di quanto avvenuto oggi come rappresaglia per aver deciso di sostenere il ‘sì’ alla costituzione. Proprio ieri sono stati rimossi dai muri della capitale i manifesti del partito sunnita con l’invito a votare ‘no’ al referendum. “Questo attacco della guerriglia contro il partito islamico era atteso a causa del nuovo atteggiamento assunto verso il referendum”, ha detto il maggiore dell’esercito iracheno Salman Abdul Yahid. “I ribelli hanno minacciato di attaccare il partito e i suoi leader per vendetta”. Un alto esponente del partito, Alaa Makki, ha condannato l’attacco, affermando che episodi simili non ostacoleranno l’azione del movimento volta a rafforzare la partecipazione al processo politico “allo scopo di combattere il terrorismo e promuovere la stabilità in Iraq”.
Contro la costituzione e il partito islamico hanno manifestato oggi a Baghdad circa 150 sunniti, riunitisi nel quartiere di Azamiyah dopo la preghiera del venerdì alla moschea del Magnifico Imam. I manifestanti hanno urlato slogan di condanna contro il presidente del partito islamico iracheno, Muhsin Abdel-Hamid, accusato di essere un traditore. “Muhsin è un agente Usa”, hanno gridato i manifestanti che sventolavano striscioni con su scritto “no alla costituzione”. Colpita anche una sede del Partito democratico del Kurdistan (Pdk) a Kirkuk, dove sono rimaste ferite cinque persone. Altri quattro civili sono stati feriti nell’esplosione di una bomba contro una scuola di Baghdad, dove è stato allestito il seggio per il voto di domani.
Nonostante gli attacchi, le autorità cercano di blindare il voto di domani adottando misure di sicurezza più rigide di quelle usate per le elezioni politiche dello scorso gennaio: chiusi i confini e l’aeroporto internazionale, coprifuoco nazionale dalle 22 alle 6, vietato circolare nelle province fino a domenica e bandito l’uso delle armi. Il governo ha fatto sapere che tutti i militari, i poliziotti e gli agenti di sicurezza disponibili saranno dispiegati per garantire il regolare svolgimento delle consultazioni.
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