Cultura

Pakistan, Msf si mobilita per i terremotati

Sono in partenza cargo contenenti tende e ripari adatti ai climi freddi, kit per interventi chirurgici e per la potabilizzazione e la distribuzione dell'acqua

di Stefano Arduini

Medici Senza Frontiere sta inviando personale e aiuti nelle zone colpite dal fortissimo terremoto che ha colpito il Nord del Pakistan sabato mattina e i cui effetti disastrosi si estendono dal Nord del Pakistan e dell’Afganistan fino al Kashmir indiano. Il sisma di magnitudo 7.6 della scala Richter ha avuto il suo epicentro a 80 km a Nord della capitale pakistana, Islamabad: i danni e il numero di morti sono spaventosi. Un team di MSF era già presente in quell’area, in particolare nel villaggio di Lamnian nel Kashmir pakistano, 15 km a Nord della linea che segna l’area controllata dall’India e molto vicino all’epicentro del terremoto. L’equipe, composta da 3 persone (un coordinatore, un logista e un infermiere) stava avviando un progetto di assistenza sanitaria centrato sulla salute materno-infantile. La clinica in cui MSF si preparava a lavorare è stata completamente distrutta e i membri (fortunatamente illesi) dello staff hanno immediatamente riferito che i bisogni di assistenza sono molto elevati. Già nelle prime ore MSF ha mobilitato personale aggiuntivo che è in viaggio verso la zona. Altri due team di MSF sono già a lavoro per verificare l’entità dei bisogni a Uri, Baramullah e Kupwara; consultazioni di emergenza sono già in corso a Kupwara, Srinagar e Uri. Gli sforzi di MSF sono ora concentrati nella mobilitazione di tutte le risorse disponibili. Gli stock di materiale di soccorso presenti a Quetta, Dubai e Mumbai saranno spostati al Nord e MSF sta verificando le modalità per convogliare risorse aggiuntive nella regione. Le difficoltà di comunicazione e nei trasporti sono ingenti, ma MSF sta organizzando l’arrivo di ulteriori risorse umane. Sono in partenza cargo contenenti tende e ripari adatti ai climi freddi, kit per interventi chirurgici e per la potabilizzazione e la distribuzione dell’acqua oltre a generatori diesel per rispondere ai primi e più urgenti bisogni dei sopravvissuti.


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