Welfare

Uganda: Cpi incrimina i leader dei ribelli

Cinque mandati d'arresto sono stati emessi dalla Corte Penale Internazionale contro i leader del Lra, il gruppo ribelle che insanguina da 19 anni il Nord Uganda

di Redazione

Cinque mandati di arresto sono stati emessi dalla Corte Penale Internazionale (Cpi) contro altrettanti leader dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lra), il gruppo ribelle che insanguina da 19 anni il Nord dell’Uganda. Le incriminazioni includono le accuse di omicidi, mutilazioni, torture, violenze carnali e rapimento di bambini. La notizia, diffusasi in mattinata, e’ stata confermata nel pomeriggio dal ministro della Difesa ugandese Amama Mbabazi, che ha fornito anche i nomi delle cinque persone nei confronti delle quali e’ stato emesso il mandato. Si tratta del leader, il ‘santone’ Joseph Kony, quindi di colui che e’ considerato il suo numero due, Vincent Otti, poi tre altri capi famosi quanto famigerati: Dominique Ongwen, Okot Odiambo e Raska Luwiya. Da segnalare, peraltro, che appena ieri l’esercito ugandese aveva dichiarato che Ongwen era stato ucciso in combattimento, mentre Otti secondo voci concordi sarebbe rifugiato nella confinante Repubblica Democratica del Congo dove, alla testa di 300-400 ribelli fortemente armati, starebbe trattando la resa. La decisione del Cpi, peraltro, ha suscitato una reazione fortemente negativa in quanti da tempo cercano di portare avanti trattative coi ribelli. Un grave errore che rischia di compromettere un processo di pace gia’ di per se’ in difficolta’ e’ il parere dell’ arcivescovo cattolico di Gulu, principale citta’ del nord dell’ Uganda, epicentro della ribellione dell’ Lra. L’arcivescovo e’ anche presidente del movimento interreligioso regionale, ne fanno parte anche i musulmani, straordinariamente impegnato da molti anni nel tentativo di negoziare utilmente con i ribelli. ”Sono frustrato e deluso -ha detto monsignor Odama- e come me tutti coloro che perseguono la pace: il processo negoziale e’ la sola strada, ma non gli si e’ dato tempo, pare che non ci sia pazienza in tal senso. Ora non avranno piu’ fiducia in noi, tutto ricomincia daccapo e temo che riesplodera’ sempre piu’ la violenza in quanto ai ribelli i mandati di arresto appariranno come una strada senza ritorno: adesso quando cercheremo di contattarli vedranno in noi agenti del Cpi.” Nel corso della sanguinosa azione dell’Lra, si calcola che siano state uccise circa 100.000 persone, oltre 20.000 i bimbi rapiti – serve concubine le ragazze e minimiliziani i maschi – mentre 1,6 milioni di persone, in pratica tutta la popolazione civile del Nord dell’Uganda, e’ stata costretta, tra orrori senza fine, ad abbandonare villaggi e terre coltivabili per cercare rifugio in campi profughi dove manca anche l’indispensabile per sopravvivere. L’Lra predica l’abbattimento dello Stato ugandese, e la creazione al suo posto di uno Stato basato sul rigido rispetto dei precetti biblici, in particolare i Dieci Comandamenti. Ma, ovviamente, nulla di cristiano vi e’ nella sua sanguinosa ‘dottrina’: un confuso coacervo di animismo locale, appena ammantato da simbologie cristiane ed anche musulmane. Da segnalare che nell’ultimo anno ci sono stati anche negoziati tra governo ugandese ed Lra, che dopo un avvio pieno di speranze sembrano pero’ ormai del tutto naufragati (anche perche’ l’esercito non li aveva mai appoggiati). E che ora, di fatto, sono decapitati dall’iniziativa del Cpi. I ribelli, comunque, appaiono in rotta: moltissime le defezioni, anche di quadri rilevanti. Strategicamente decisiva, poi, la circostanza di non poter ormai piu’ contare, o quasi, sui santuari storici, nel confinante sud Sudan, dove si sarebbe comunque rifugiato Koni. Peraltro, appaiono ancora in grado di assestare micidiali, quanto sanguinosi, colpi di coda. La Cpi, istituita alla meta’ del 2003 in base a un accordo firmato a Roma nel 1998, ha sede all’Aja, e’ la prima Corte permanente chiamata a giudicare persone ritenute responsabili di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanita’.


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