Cultura

Con la mia Barbera canto la campagna

Bruno Lauzi da 25 anni produce Barbera sui colli di Rocchetta Tanaro, fra Asti e Alessandria, esito di una passione per l’ambiente che dura da sempre

di Redazione

Nel traffico tentacolare del centro di Milano, Piazzetta Liberty, colpisce per la sua tranquillità e fa da cornice rassicurante al mio dialogo sulla campagna con Bruno Lauzi, sulla sua tenuta agricola che il piccolo grande artista conduce con sua moglie Giovanna a Rocchetta Tanaro, piccolo paese di collina equidistante fra Asti ed Alessandria. A Bruno sorridono gli occhi mentre attacchiamo a discutere di questo aspetto ai più ignoto della sua vita attuale. «Il verde e l?azzurro sono i colori preferiti dei miei 63 anni», afferma con fierezza, «il mare è l?elemento primordiale della mia vita, scoperto da bambino appena giunto a Genova dall?Eritrea, dove sono nato, mentre la campagna mi è entrata nel cuore nella maturità». È un inguaribile curioso dell?Italia e dei suoi splendidi paesaggi, Bruno, e quell?angolo del Monferrato, sede dell?antichissima famiglia dei marchesi Incisa della Rocchetta – oggi anche loro apprezzati produttori di Barbera – lo stregò venticinque anni fa, convincendolo a tentare una nuova esperienza di vita: provare ad essere agricoltore. Tra le prime amicizie che strinse appena giunto a Rocchetta, determinante fu quella con un avvocato di Asti un po? introverso, più appassionato invero della musica jazz che dei codici, un certo Paolo Conte. «Sono sempre stato attratto dalle atmosfere rurali», confessa sognante Lauzi, «in alcune mie vecchie canzoni descrivevo realtà che oggi sembrano remote, come un matrimonio di campagna in Menica, Menica o le interminabili partite a scopone fra vecchi in Nel vecchio paese. Oggi in campagna mi posso realizzare sia come viticultore e produttore di vino Barbera, sia come poeta pittorico». E usa Barbera al femminile, alla moda degli enologi di grido «Rifugiamoci qui, finché c?è tempo!/Un nido di mitraglie a controllar l?accesso alla salita/ e che una buona volta sia finita!» così, in Versi Facili, l?antologia di liriche recentemente pubblicata da Edizioni Marittime, l?artista descrive il suo rifugio. Parlando del pezzo forte della sua azienda vitivinicola, la Barbera, Bruno è un fiume in piena nel decantare la gioia che prova seguendo un po? per volta le fasi della raccolta dell?uva, che si festeggia nel mese di ottobre. «Grappoli e foglie della Barbera sono inconfondibili per forma e colore», sentenzia deciso, «e quando gli acini hanno raggiunto un bel blu intenso, la vendemmia può avere inizio». Qui però non si vive solo di Barbera: la zona è ideale anche per la raccolta, controllata dalle guardie del vicino Parco Naturale, di magnifici funghi porcini, e Bruno s?ingolosisce solo al pensiero. Il discorso si sposta poi sull?ambiente e sul ruolo che svolge l?uomo nella sua conservazione: Lauzi mostra uno sano scetticismo quando gli chiedo il suo parere e sbotta deciso: « Lo Stato italiano ha abdicato da tempo a questo compito, lasciando completamente soli gli agricoltori nella difesa del suolo, e le conseguenze ora sono visibili a tutti, tranne forse ai politici di professione: sono nel dissesto idrogeologico che sta minacciando la nostra povera penisola!» La campagna italiana ha comunque una grande attrattiva per chi vuole abbandonare il degrado delle città inquinate e sovraffollate dei tempi attuali, lavorando la terra. «Terra, tradizione e territorio: ha ragione il mio amico Raspelli quando parla delle caratteristiche da valorizzare dei nostri prodotti tipici!», dice, sfogliando l?ultimo numero di Vita, «ma io aggiungerei una quarta ?t?, che mia moglie ed io abbiamo messo in pratica da subito nel dedicarci al mestiere di vitivinicoltori: la testardaggine!»


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