Formazione

I poveri rivendicano una povertà dignitosa

Saggio: dall'Iran all'Onu per dire che povertà non è miseria. Di Luigino Bruni

di Redazione

Questo di Majid Rahnema è il libro che avrei voluto scrivere io, e che spero di scrivere. È un libro che coniuga in modo mirabile rigore scientifico, passione civile, profondità culturale e capacità narrativa. È un viaggio attraverso le varie forme di povertà, portati per mano da uno studioso iraniano che ha lavorato per anni negli uffici dell?Onu, dove ha avuto la chance di incontrare e conoscere i molti volti della povertà. Dal libro emerge un pianeta povertà molto articolato, che fa intuire il significato della frase paradossale: «povertà, ricchezza dei poveri». Il libro è complesso, ma si afferra subito il tema centrale: la povertà non è solo un problema da estirpare. Nelle pagine di Rahnema si incontrano cinque tipi di povertà: «Quella scelta da mia madre e da mio nonno sufi, alla stregua dei grandi poveri del misticismo persiano; quella di certi poveri del quartiere in cui ho passato i primi dodici anni della mia vita; quella delle donne e degli uomini in un mondo in via di modernizzazione, con un reddito insufficiente per seguire la corsa ai bisogni creati dalla società; quella legate alle insopportabili privazioni subite da una moltitudine di esseri umani ridotti a forme di miseria umilianti; quella rappresentata dalla miseria morale delle classi possidenti e di alcuni ambienti sociali in cui mi sono imbattuto nel corso della mia carriera». Tutte povertà, non tutte esperienze disumane. Anzi, il libro racconta di uomini, e soprattutto di donne, che fattesi liberamente povere per amore degli altri o della verità, sono luminosi esempi di umanità pienamente fiorita. Sulle conclusioni di politica economia e sulla valutazione molto critica dell?economia di mercato si potrebbe discutere, ma le idee qui presentate non lasciano indifferenti. Unica nota stonata è il titolo italiano. Molto più fedele al contenuto è l?originale francese: Quand la misère chasse la pauvretè, ovvero «Quando la miseria scaccia la povertà». Il libro è infatti un?analisi di casi in cui l?indigenza e la miseria rendono impossibile vivere le virtù della povertà. Perché la povertà positiva e scelta richiede libertà, e ogni volta che le ingiustizie degli uomini riducono le libertà distruggono anche le virtù della povertà, che diventa allora davvero sinomino di miseria e di disumanità, un male solo da debellare. Il messaggio di Rahnema è chiaro: una società più umana richiede che si combatta la povertà ingiusta scegliendo, liberamente, stili di vita generosi e solidali. Quando la povertà diventa miseria di Maj id Rahnema Einaudi, pp. 354, euro 16,50

Luigino Bruni


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