Cultura

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Viaggio tra le opere francescane a favore dei più poveri. I frati Cappuccini, 11mila nel mondo e 2.700 in Italia, coprono tutte le aree del bisogno e dell'emergenza sociale

di Sara De Carli

«Io penso che tu, forse, ne abbia abbastanza di gente che, sempre, parla di servirti con piglio da condottiero, di conoscerti con aria da professore, di amarti come si ama in un matrimonio invecchiato. Un giorno che avevi un po? voglia di qualcosa d?altro hai inventato san Francesco, e ne hai fatto il tuo giullare». Lo scriveva Madeleine Delbrêl nel suo Ballo dell?obbedienza. Ma gettando uno sguardo sulle opere che i Cappuccini gestiscono in Italia, sembra proprio che quell?intuizione abbia trovato il modo di tradursi in realtà. Servire, conoscere, amare: c?è una realtà per ogni verbo, e nessuna ha l?aria del carroarmato della carità. I numeri ci sarebbero anche: 11mila frati nel mondo e 2.700 in Italia, attività di servizio in tutte le aree del bisogno e dell?emergenza sociale, dall?immigrazione alla tossicodipendenza, dai bambini ai carcerati, dalle prostitute agli anziani, i Cappuccini sono il ramo più giovane della famiglia francescana, quelli che, dice padre Giacomo S. Arsenio dalla provincia di Salerno, «sono rimasti più vicini alla Regola di Francesco. Un compito continuo, per tutti, perché c?è sempre il rischio di perdersi nelle burocrazie che imbastardiscono la vocazione originaria ». Ma quando chiediamo che cosa resti dello spirito di Francesco nello stile con cui i Cappuccini rispondono alle povertà del terzo millennio, la risposta è sempre la stessa: semplicità e letizia. A Milano l?Opera San Francesco distribuisce 15mila tessere all?anno. È un pass unico che dà accesso alla mensa, al servizio guardaroba, alle docce e al poliambulatorio. Ogni giorno dietro ai pass si materializzano 2.500 pasti, 140 docce, 50 cambi d?abito completi e 130 visite mediche. Carità senza protagonismi È chiaro che semplicità, qui, non può voler dire né buon cuore né improvvisazione. «Il povero non è colui che deve accontentarsi di meno perché è povero», spiega padre Vittorio Arrigoni. «Semplicità fa rima più con professionalità che con superficialità. Però è vero che anche nell?organizzare un servizio così imponente e qualificato ci può essere uno stile semplice: è quello che punta sulla trasparenza, sulla comunicazione efficace che non si perde in storture burocratiche, sull?educare la gente ad andare oltre gli aspetti formali che etichettano un povero e a non fossilizzarsi in risposte scontate. Lo stile di Francesco in fondo si è visto dal modo in cui si è messo dentro la storia». I volontari della mensa di viale Piave hanno istruzioni precise, persino un po? brutali: «Taci ma pulisci». «Per una questione di giustizia, o ascolti tutti o non ascolti nessuno. Garantire a ciascuno un angolo di tavolo pulito è una forma di attenzione, come quella di una mamma che fa trovare sempre il pranzo pronto. Certo il dialogo dà più soddisfazioni, ma non siamo qui per cercare gratificazioni personali». La semplicità francescana in Veneto, nella cooperativa di solidarietà Giuseppe Olivotti, significa fornire mezzi e servizi senza farne l?obiettivo. Da più di trent?anni la cooperativa lavora con tossicodipendenti e detenuti, ha una carrozzeria, un?officina meccanica e un laboratorio di ceramica, fa prevenzione nelle scuole e dal 1998 ha aperto una casa di accoglienza per giovanissimi che già hanno problemi di droghe. In tutto ogni anno circa 45 persone passano dalle comunità terapeutiche e altre 100 dalle attività diurne. «Cerchiamo di dare il meglio», dice padre Olindo Dondolato, «ma senza l?ambizione di essere il meglio. Per i nostri ragazzi, che hanno molte esperienze di fallimento sulle spalle, è importante sperimentare che si può essere sereni anche senza primeggiare, e la vita della comunità dovrebbe insegnare proprio questo, che si può vivere con una logica diversa da quella del protagonismo e della concorrenza». Ovvero che se la si vive con il cuore aperto anche la precarietà può essere una sfida. Esperienze a confronto A Milano sabato 8 ottobre ci saranno tutti. L?idea è quella di fare una ?Civitas in miniatura?. Si parte con i Cappuccini, ma chissà, se la cosa prende piede nella prossima edizione ci potranno essere anche i Francescani Minori, o almeno questa è la speranza di padre Vittorio. «Vogliamo conoscerci e farci conoscere», dice. «Soprattutto vogliamo incontrare una società civile capace di accogliere, incontrare degli interlocutori pubblici con cui condividere ciò che abbiamo appreso in una tradizione di secoli. Quello di Francesco è un metodo capace di generare percorsi e progetti concreti». Ci sarà la Fondazione Sorriso francescano di Genova, che ad Alvaro e a Coronata accoglie minori in difficoltà e organizza attività di doposcuola e di aggregazione per adolescenti, e pure la Casa Letizia francescana di Domodossola, che accompagna all?autonomia madri sole con figli minorenni, sfidando l?emarginazione e le facili etichette. E ancora la Casa del Sorriso di Monreale, che da trent?anni strappa ragazzini alla strada e alla mafia attraverso percorsi di inclusione socio-lavorativa e di inclusione sociale e la Nova-T di Torino, un gruppo di registi, autori e tecnici specializzati nella comunicazione di contenuti religiosi: dal dvd sulla Sindone alla fiction sul fondatore di una qualsiasi congregazione religiosa. Per un giorno anche padre Fedele Bisceglia lascerà la sua Oasi francescana di Cosenza. Medico missionario, capo degli ultrà del Cosenza ed ex presidente della stessa squadra, no global di razza, all?Erotica di Bologna anni fa incontrò e convertì l?ex pornostar Luana Borgia. «Sta con tutti, nei fatti e non nelle parole», dicono di lui i suoi collaboratori. Più francescano di così! Forse il bacio al lebbroso farebbe ancora meno scalpore. Appuntamenti Milano incontra i Cappuccini Insieme a san Francesco oggi è una manifestazione che offre molte occasioni di incontro con le opere sociali dei frati Cappuccini. Saranno presenti a Milano dieci opere provenienti da tutta Italia. Ecco il programma: Martedì 4 ottobre: concerto di Un coro per Milano, con opere di Franz Schubert e Luigi Cherubini, presso la chiesa del Sacro Cuore in viale Piave. Sabato 8 ottobre: in corso Concordia, mostra-mercato con manufatti realizzati nelle varie fraternità cappuccine, anche in missione. All?Auditorium di via Kramer, dalle 15 alle 17, momento di incontro con le opere, che si presenteranno con film e documentari. Alle ore 18, santa Messa nella chiesa del Sacro Cuore. Giovedì 13 ottobre: Il coraggio di dare, conferenza all?Auditorium di via Kramer. Con don Roberto Davanzo, direttore della Caritas ambrosiana e Marco Revelli.


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