Welfare

De Rita: terza età e marmellata

Intervista al presidente del Censis: «Si pensa di rispettare i vecchi con un buonismo diffuso. Invece il conflitto generazionale è una cosa sana. Senza conflitto non c’è sviluppo»

di Francesco Maggio

Uno immagina, dovendo intervistare Giuseppe De Rita, grande capo del Censis, di dover parlare di anziani, di longevità come risorsa per dirla con il titolo del convegno dove lo incontriamo, organizzato a Padova venerdì 23 settembre dall?impagabile Angelo Ferro, imprenditore e presidente della Fondazione Oic. Bisogna quindi procedere con cautela, la materia è delicata, c?è in ballo il welfare, la finanza, la solidarietà. E invece? Invece sembra che De Rita non desideri altro. E subito si capisce, semmai ce ne fosse ancora bisogno, perché da quarant?anni in Italia nessuno come lui è capace di leggere e prefigurare gli scenari in cui si ?dimena? questo Paese.

Vita: Professor De Rita, la longevità impone di riqualificare il welfare che così come è fatto non regge più, anche perché si è rotta una certa solidarietà intergenerazionale, i padri si sono messi ?contro? i figli. Come se ne esce?
Giuseppe De Rita: Secondo me il problema è esattamente il contrario: non c?è più conflitto. Oggi c?è una marmellata generazionale, il nonno che paga la benzina ai nipoti, i genitori che fanno la polizza vita ai figli. Se i figli, invece, dicessero ai padri «Ci state fregando tutte le nostre pensioni», farebbero una bella battaglia.

Vita: E quindi?
De Rita: Questa dinamica crea un meccanismo di indifferenza verso l?anziano. L?anziano è una risorsa della marmellata buonista e quindi io non posso metterlo in crisi ma non mi va nemmeno di dargli tanta attenzione drammatica come sarebbe necessario. Invece non bisogna dimenticarsi che non c?è democrazia, non c?è sviluppo senza conflittualità. Il nostro problema è che non abbiamo conflittualità. La conflittualità sembra far capolino tra le cento persone che vanno a Porta a porta, ma nei fatti non c?è. Il risultato è che oggi abbiamo un gruppetto di rampantini che credono di essere élite, che governano un certo modo di essere della globalizzazione, finanziarizzazione, new economy. Io, invece, che delle élite me ne sono sempre infischiato, che ho sempre sostenuto che si cresce e si nasce dal basso e che preferisco lo stracciarolo pratese all?establishment di turno, constato che oggi c?è una élite deresponsabilizzata ed egoista.

Vita: E la csr allora cos?è, un modo per mitigare l?egoismo?
De Rita: Anche la csr rischia di diventare un?espressione priva di contenuti. È nato un terziario della csr, d?altronde in Italia qualsiasi cosa succeda ecco che subito nasce il terziario corrispettivo.

Vita: Come si colloca il non profit in queste dinamiche?
De Rita: La sensazione che provo è che si tratta di un mondo così nuovo da cercare potere, da pensare che il suo futuro sia nel consolidare il potere. Il terzo settore è un mondo che nasce dal volontariato che non aveva potere e che potere non ne voleva avere. Quando è arrivato il privato sociale ci si è accorti che si trattava di una cosa socialmente rilevante e che bisognava avere potere. Si pensi all?idea per me del tutto insignificante di voler avere la rappresentanza al Cnel. Io il Cnel l?ho presieduto per dieci anni e so che starvi dentro non significa nulla. Non mancano momenti di eccellenza e Vita è uno di questi, ma il grosso del sociale ha perso l?ingenuità adolescenziale del volontariato senza aver ancora conquistato un senso del potere forte.

Vita: Insomma, come la mettiamo?
De Rita: Abbiamo bisogno di cento fiori e coalizioni. Cento fiori vuol dire tante iniziative, non concentriamo tutto nel Tfr o nella Finanziaria o nella ?riforma Moratti?. I fiori hanno però bisogno di coalizioni. Le coalizioni si fanno in termini parziali, o perché c?è un Ferro o perché c?è un quadro cattolico che unisce. Se uno pensa di fare le coalizioni solo perché ogni cosa è al suo posto, lo Stato, il governo, allora ci sarà solo immobilismo. Le coalizioni sono sempre delle condensazioni e le condensazioni sono orientate all?unità ma non sono unità.

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