Mondo

Attenti a quel tubo

Guerre nascoste: la vera storia del Btc, l'oleodotto più lungo del mondo. Corre per 1.800 chilometri dall'Azerbaijan alla Turchia

di Gianluca Iazzolino

Ha un nome che suona come un virus, anche se qualcuno vi vede una panacea per tutti mali: il Btc, l?oleodotto più lungo del mondo, inaugurato la scorsa primavera ma operativo nelle prossime settimane, è un?opera che spacca gli analisti tra alfieri dello sviluppo e profeti dell?apocalisse. 1.760 chilometri, dal mar Caspio al Mediterraneo, per sbloccare la terza più grande riserva petrolifera del pianeta. Il nome è l?acronimo di Baku-Tbilisi-Ceyhan, dalle capitali dei Paesi attraversati dall?oleodotto (Azerbaijan e Georgia), più il nome del porto turco nell?Anatolia meridionale su cui sboccherà. è un?incisione profonda e allo stesso tempo invisibile (il condotto è sotterraneo) tra Europa e Medio Oriente e, proprio come un virus ancora in incubazione, un?ombra inquietante che si proietta sul futuro. I dati tecnici descrivono un?opera da 2,9 miliardi di dollari che, si prevede, potrà trasportare a pieno carico 1 milione di barili di greggio al giorno per 40 anni dai campi petroliferi sul Caspio azero (riserve, secondo i prospetti, da almeno 5,4 miliardi di barili) fino al terminale marino di Ceyhan. I partner principali del consorzio che gestisce il Btc sono la British Petroleum, al 30,1%; la compagnia nazionale azera Socar, al 25%; l?americana Unocal, all?8,9%. Sono presenti altre compagnie, tra cui l?italiana Eni, con il 5%. Inoltre, hanno contribuito al finanziamento la Banca mondiale e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Quella sedia vuota Alla cerimonia inaugurale, tenutasi lo scorso 25 maggio a Baku, c?erano i presidenti dei Paesi toccati dal tracciato del Btc, nonché il presidente della Bp, lord John Browne, e il segretario statunitense all?energia, Samuel Bodman, che ha letto una lettera di George W. Bush. Tutti hanno dipinti rosei scenari di sviluppo e prosperità per l?intera regione. Il presidente azero Ilham Alyev (vicepresidente della Socar e figlio del precedente presidente golpista) non ha mancato di ricordare il «costante sostegno della Casa Bianca» al progetto, mentre il presidente georgiano Mikhail Saakashvili ha parlato di «vittoria geopolitica» per i Paesi del bacino caucasico. La domanda che tanti commentatori, retoricamente, si sono chiesti, è stata: vittoria su chi? Molti occhi si sono diretti verso il posto dell?inviato russo alla cerimonia. La sedia era vuota. Il rappresentante di Vladimir Putin per la cooperazione energetica aveva addotto una scusa all?ultima ora. Un?assenza, per molti, che ha detto più di qualunque intervento. Basta un?occhiata alla carta geografica per capire che, nella definizione del tracciato, hanno pesato più ragioni di ordine geopolitico che geografico. Il Btc, infatti, parte dal terminal Bp di Sangachal, a sud di Baku, prosegue verso nord, attraversa la Georgia meridionale, lontano dalle zone montagnose e conflittuali (Cecenia e Ossezia) al confine con la Russia e quindi, virando a sud, entra in Turchia, tagliando in diagonale l?altopiano anatolico e sbucando a Ceyhan, a ragionevole distanza dalla base americana di Ircirlik. Il più vistoso ostacolo sul tracciato del Btc è l?Armenia, aggirata completamente. L?Azerbaijan non avrebbe mai acconsentito a far passare il ?suo? petrolio sul territorio del suo nemico mortale, con cui le frontiere sono ancora chiuse a causa di una sanguinosa guerra conclusasi solo nel 1995. Ma il grande escluso dal tracciato dell?oleodotto è il Cremlino. Più di qualunque dichiarazione d?indipendenza, è il Btc la vera cesura tra la grande madre Russia e i suoi ex Stati vassalli: il taglio del cordone ombelicale energetico. «L?oleodotto è lo specchietto per le allodole», dice un funzionario di alto livello di una società concessionaria della Bp impegnata nella costruzione del Btc, che preferisce mantenere l?anonimato. L?oleodotto avrebbe «funzioni strategiche prima ancora che economiche. Il tracciato è stato determinato per isolare definitivamente l?Iran e la Russia». Il Btc è già adesso uno Stato nello Stato. Il corridoio, largo 50 metri, gode di uno status di zona franca sotto gli auspici di un accordo intergovernamentale firmato dalle parti in causa che esenta i membri del consorzio dalle legislazioni locali. Se finora il presidente della Bp in Azerbaijan, David Woodward, era chiamato solo ?il satrapo nero di Baku?, d?ora in poi la definizione potrebbe essere estesa a tutta l?area caucasica. Aspettando il Kazakistan Le finalità geopolitiche del progetto non implicano ovviamente che la Bp e i suoi soci abbiano fatto un investimento a perdere. Anzi, a detta dello stesso funzionario, «si tratta di consolidare delle posizioni per rendere l?oleodotto produttivo al 100%». Cosa che non avverrà «finché l?oleodotto non convoglierà anche le risorse energetiche del Kazakistan». Alla vigilia dell?inaugurazione del Btc, il presidente kazako Nursultan Nazarbeyev aveva firmato un dichiarazione d?impegno a trasportare una parte del petrolio del suo Paese affidandosi ai servizi della Bp, e non solo a quelli di Mosca. Fatto,che, probabilmente, aveva tolto all?emissario di Putin l?ultimo residuo di voglia di festeggiare. Ma c?è un terzo Paese sempre più esplicito nel contrastare l?influenza americana in Eurasia: la Cina. Quest?estate, ben due mosse, quasi in concomitanza, hanno illuminato la sua piena consapevolezza delle ambizioni occidentali in Asia centrale e la sua ferma intenzione di intralciarle: l?acquisto della Petrokazakistan, una compagnia canadese che è la maggiore produttrice di petrolio del Kazakistan, per 4,2 miliardi di dollari; e l?esibizione di muscoli delle esercitazioni militari congiunte sino-russe. Troppi movimenti, per un semplice tubo da guinness dei primati. E gli Usa varano la “Guardia caspica” Nei Paesi caucasici la teoria del complotto è uno sport nazionale. Ma è un fatto che, all?inizio del 2005, il comandante del contingente americano in Europa, James Jones dichiarò, in un?audizione davanti al Congresso americano, che il Pentagono dispone di un piano per la creazione di una ?Guardia caspica? per proteggere il Btc. Un articolo uscito l?11 aprile sul Wall Street Journal riferiva di un budget di 100 milioni di dollari per la creazione di questa guardia, con l?insediamento di un quartier generale a Baku. A corroborare quest?ipotesi c?è il fatto che, tra il 2004 e il 2005, il segretario americano alla Difesa, Donald Rumsfeld si sia recato a Baku ben tre volte per incontri confermati ma di cui non sono stati diffusi i contenuti. Secondo quanto ha dichiarato, in un?intervista ad Al-Jazeera il giugno scorso, Scott Ritter, ex ispettore americano inviato in Iraq prima dell?invasione per trovare tracce di armi di distruzione di massa e oggi molto critico nei confronti della Casa Bianca, la guerra con l?Iran è già cominciata e gli Stati Uniti stanno allestendo il fronte proprio in Azerbaijan. I presupposti della Guardia caspica auspicata dal Pentagono prevedono infatti un intervento americano per proteggere gli interessi nazionali in Azerbaijan. Un contingente statunitense tra Russia e Iran sarebbe il classico fiammifero in una polveriera.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.