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La parola / Pacs

Viva i Pacs, risposta della legislazione laica al riconoscimento di diritti civili. E abbasso i Pacs, resa dell’individuo a uno Stato che entra anche in camera da letto

di Alter Ego

Viva i Pacs, perché il male e il bene non c?entrano niente. Viva i Pacs, perché in una società che fa della trasparenza, del libero mercato e della democrazia liberale le proprie basi, i parametri (molto celebrati e poco praticati) della monogamia, della fedeltà, della decenza, della convenienza, cambiano e cambieranno. Viva i Pacs, perché nella sempre più secolarizzata (checché se ne dica) società occidentale restano la risposta più inattuale (e quindi più intelligente) che una legislazione laica (anche se d?ispirazione cristiana) possa dare all?esigenza di riconoscimento dei diritti (civili) e dei desideri (personali) di uomini e donne che non s?identificano nelle scelte sessuali codificate. Viva i Pacs, perché rifuggendo dalla macabra parodia zapaterista riportano l?equivoco religioso al vero problema, filologico, ovvero al fatto che il ?matrimonio? è il contrario del ?patrimonio?, dunque inagibile da esser concepito e vissuto da adulti omotetici che si differenzierebbero per presunti ruoli che dovrebbero aver superato. Viva i Pacs, dunque. Ma anche abbasso i Pacs come manifestazione di un?incomprensibile e stravolta concezione della libertà personale, di una libido di essere, di un insaziabile desiderio di partner e vite, che continuerà a far collassare i confini tra amore, sessualità e riproduzione. Abbasso i Pacs, soprattutto, perché sono sono l?altra faccia della resa dell?individuo verso lo Stato, che non solo regolamenta vita, morte e miracoli delle persone, ma anche le loro preferenze sessuali. Ammesso che siano stabili e stabilite una volta per tutte.

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