Welfare
Processi eterni e condanne fuori tempo massimo
Lettere dal carcere / ogni giorno incontriamo persone che si ritrovano pene enormi da scontare senza essersi potute difendere, mostruose condanne in contumacia
Ornella Favero (ornif@iol.it)
La mia storia inizia anni fa, quando sono stata coinvolta insieme a mio marito in una vicenda di possesso di droga, e non sono riuscita a far riconoscere che non c?entravo nulla, nonostante fossero a mio favore anche le dichiarazioni del maresciallo dei Carabinieri, che ha sostenuto di non avermi mai visto in certi giri e non aver mai sentito parlare di me. Mio marito si è assunto le sue responsabilità scagionandomi, ma non è servito a niente. Dopo un anno c?è stato il processo e abbiamo preso una condanna a cinque anni e mezzo di carcere. Siamo ricorsi in appello, ma l?appello poi è stato fatto dopo nove anni, e lì ci hanno riconfermato la condanna. Cosa pensavamo in tutti questi anni di attesa? Succede un po? così: passa il primo anno e vedi che non arriva niente, il secondo è lo stesso, allora pensi che tutto vada in prescrizione. E invece l?anno scorso, quando siamo tornati dalle ferie, ho trovato la comunicazione che mi fissava il processo di appello. Mia figlia, che ha sedici anni, non se l?aspettava, quello che è successo, però mi chiedeva sempre se sarei stata ?fuori? per il suo compleanno. Così, quando sono venuti i Carabinieri a prendermi e mi stavano portando in carcere qui a Venezia, ho chiesto loro di lasciarla venire con me e farla scendere a casa di mio cognato. Ho dovuto fare così perché è successo tutto troppo in fretta, nessuno si è preoccupato di avvisarci, di darci il tempo di parlare con lei, di prepararla: come se, dopo tanti anni, improvvisamente fossimo diventati persone da guardare a vista. Ora lei abita con la famiglia di mio cognato, che ha un figlio di un anno più giovane di lei, e viene a trovarmi tutte le settimane. L?anno scorso si è ritirata da scuola e non penso che riprenderà a studiare. Il rapporto tra me e lei è tranquillo, anche se ha un po? il mio carattere e quindi ci scontriamo sempre, però alla fine ci riappacifichiamo. Mi scrive spesso e va regolarmente a colloquio anche con suo papà. Ma la sua vita non è più quella di prima. Eppure era passato così tanto tempo che c?eravamo davvero illusi di non finire in carcere come pericolosi criminali. Sonia, dal carcere della Giudecca