Welfare

Immigrazione: dossier Arci su Cpt di Lampedusa

Domani sarà consegnato lo studio a parlamentari Ue in visita al centro Roma

di Redazione

Nel mese di agosto e fino al 13 settembre sono sbarcati a Lampedusa 1801 migranti. Di questi 320 sono stati trasferiti in aereo a Bari, 760 in nave a Porto Empedocle, 580 in aereo a Crotone, 179 in aereo per destinazione non comunicata, 65 deportati in Libia. Sono alcuni dei dati contenuti nella sintesi del dossier che Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci, consegnerà domani alla delegazione del Parlamento Europeo che andrà in visita al cpt di Lampedusa. Il dossier raccoglie l’esito del monitoraggio effettuato da un gruppo di volontari (avvocati, interpreti e operatori) dell’Arci presenti a Lampedusa da giugno ad oggi. Le informazioni sono state raccolte giorno per giorno, con una presenza costante alla banchina porto, visite al centro, contatti diretti con i migranti. Il quadro che emerge conferma che nell’isola vige una “situazione di sospensione del diritto, vengono costantemente violate le leggi italiane e le convenzioni internazionali, si sottopongono i migranti a trattamenti degradanti e disumani”. “Manca un’adeguata informazione sulla procedura di accesso al diritto di asilo – denuncia l’Arci – non è tutelato il diritto alla difesa, spessissimo viene negato il diritto alla salute, donne e minori vengono costretti negli stessi spazi degli adulti, continuano i rimpatri collettivi forzati, vere e proprie espulsioni di massa, realizzati senza un’identificazione certa e in violazione del diritto internazionale”. “Oggi in Italia è impossibile entrare legalmente – ribadisce l’Arci – Il meccanismo della chiamata nominativa ha dimostrato la sua impraticabilità (chi si metterebbe in casa una badante senza averla prima vista in faccia?) e la sua ipocrisia. Per contrastare i mercanti di morte che lucrano sulla pelle dei migranti non c’è altra strada che prevedere meccanismi semplici e praticabili di ingresso legale”. L’Arci propone “il permesso di soggiorno per ricerca di lavoro, ma altri ce ne possono essere – si spiega in una nota – Quel che è certo è che queste politiche discriminatorie e repressive non sono più tollerabili. Il primo passo è la chiusura del centro di detenzione di Lampedusa e la sua sostituzione con un vero centro di accoglienza, dove le porte siano aperte e gli immigrati ricevano informazione e assistenza”.


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