Cultura
La vita, spartiacque della politica
Al convegno Acli movimenti e politici cattolici si confrontano sul tema cruciale di questo tempo: la tutela della vita e della famiglia. Ecco tutte le reazioni
«La vita è la nuova questione sociale», dice alle Acli un applauditissimo segretario della Cei, monsignor Giuseppe Betori, riprendendo il sottotitolo delle giornate di studi di Orvieto ?Bios&Polis?, iniziativa fortemente voluta dal presidente Luigi Bobba da sette anni e che ha riverdito una storica tradizione delle Acli. Bobba, da parte sua, raccogliendo l?invito di Betori, ha proposto ai suoi, agli altri movimenti ecclesiali e ai cattolici in politica la Carta di Orvieto, che vorrebbe «gettare le basi per una politica della vita, un?etica pubblica condivisa e una cultura del limite» sui temi che riguardano la vita e la morte (bìos) e che chiedono con urgenza uno spazio pubblico (polis) di confronto e di riflessione.
Tantissimi contributi di pensiero e di riflessione, da quelli di Erri De Luca, Aldo Bonomi, Silvano Petrosino, Marina Salamon (tutte firme del mensile Communitas che proprio da Bonomi è diretto), il confronto civile e sorprendente tra il coordinatore della Margherita, Dario Franceschini e il vicepremier Giulio Tremonti, la presenza al solito intensa e mai banale di Savino Pezzotta. E gli arrivi del presidente della Camera, Pierferdinando Casini e del candidato premier dell?Unione, Romano Prodi, che come è noto, anche per le polemiche sul riconoscimento delle coppie di fatto omosessuali con i Pacs, la pensano in modo davvero diverso. Un confronto a distanza, avvenuto in due giorni diversi, ma che deve registrare la «palpabile delusione» che i dirigenti delle Acli hanno provato nel verificare che il Professore, incalzato dalle domande di Lucia Fronza Crepax, dei Focolarini, e da Roberto della Seta, di Legambiente, più che da quelle del moderatore-moderatissimo Gianni Riotta, se la cavava eludendo scientemente le risposte che più stavano a cuore alla platea, vita e famiglia.
Non sono andate così le cose, con tutti gli altri interlocutori, compreso Casini. Un altro piccolo segnale, che il rapporto tra il candidato dell?Unione e il mondo cattolico si fa sempre più faticoso. Non che le simpatie acliste vadano da qualche altra parte. Di certo non a Pera (Bobba ha bollato le parole sul meticciato così: «Non ci sto a islamizzare il cristianesimo!») ma nemmeno, in fondo, a Casini, che pur ha solleticato la platea invitando i cattolici a considerarsi «cittadini di serie A», a non accettare ghetti o etichette al Quirinale come in Bankitalia, e a «tenere alte le bandiere della pace affiancando loro quelle di libertà e democrazia». Non è poi certo Berlusconi il politico cui guardano con attesa le mosse gli aclisti. Ma a giudicare dalle non risposte, e nonostante gli applausi, non è nemmeno Prodi.
Sarà un caso, ma proprio commentando il sondaggio dell?Ires-Acli, Bobba ha detto con toni giustamente severi: «La vera notizia è il 37% di indecisi». A differenza di altre volte, stavolta i movimenti laicali ecclesiali potrebbero davvero restare alla finestra. Nel caso sarebbe Prodi a farne più le spese.
«Le nostre Acli stanno tradendo la loro missione storica», borbotta nei corridoi la minoranza interna, vicina ai Ds, e «Che fine hanno fatto le mie Acli di frontiera?» scrive invece ?apertis verbis? in una lettera aperta pubblicata su Liberazione, organo di Rifondazione comunista, e indirizzata al presidente Bobba, Lorenzo Scheggi Merlini, vaticanista ed ex dirigente aclista. Già, dove vanno le Acli? E soprattutto che volti hanno le Acli del futuro?
«Né soldatini, né tradizionalisti ma cattolici che discutono». S?intitolava così l?editoriale pubblicato dal quotidiano della Margherita, Europa, il giorno in cui si apriva il convegno. La firma, tuttavia, non era quella di Luigi Bobba, che in sette anni di presidenza è riuscito a riportare le Acli al centro del dibattito politico e culturale, ma quello del giovane (35 anni) vicepresidente nazionale, Andrea Olivero. Certo, a Europa erano verdi di bile perché l?articolo di presentazione del convegno a firma Bobba era uscito sul Riformista ma – senza saperlo – hanno fatto un piccolo scoop mediatico. Originario di Cuneo, presidente da oltre dieci anni delle Acli della città piemontese, 35 anni, sposato, Olivero non è solo il ?volto nuovo? delle Acli, ma ha ottime chances di diventarne – forse anche molto presto, nel corso del 2006 – il futuro presidente. Bobba, infatti, dovrebbe lasciare, per naturale scadenza di mandato, ma i rumors – alcuni interessati, altri no – lo indicano come tentato dalla strada della politica e candidato alle prossime politiche per la Margherita.
Le politiche sono ancora lontane, ma Vita si limita a registrare la rivendicazione che il presidente delle Acli ha fatto in merito alla scelta di campo del suo movimento, che «ogni anno cerca di spingersi più in là cercando il confronto con le sfide che il tempo ci propone. Abbiamo studiato e affrontato per anni le tematiche della globalizzazione e della democrazia, ora abbiamo fatto nuovi incontri e cercato nuove collaborazioni perché è la vita a essere sotto assedio e il nostro corpo minacciato dall?ingegneria genetica. La vita è un bene indisponibile, come ci hanno insegnato il Papa e il filosofo Habermas, e noi crediamo che il tema debba irrompere nell?agenda politica. Perché è questa, per noi, la buona politica. Nessuno ce lo ordina dall?alto, siamo noi che mantenendo fede alla nostra autonomia come ai nostri valori cerchiamo convergenze, relazioni, pensieri non improvvisati».
Utopie? Programma troppo vasto? Forse, ma poi si emoziona quando invita a seguire «la proposta del mio amico Pezzotta che ha chiesto alla Ue di adottare l?Africa». E così chiude il convegno di Orvieto. Forse si tratterà dell?ultimo, da presidente, per Bobba. Accanto a lui, sul palco per tutte le giornate, il giovane Olivero sorride timido.
Le elezioni? Ci sono cose che contano molto di più
Savino Pezzotta (Cisl) e Lucia Fronza Crepax (Focolarini)
P rima frase: «I cattolici dalla campagna elettorale non vogliono niente e non chiedono niente. Tanto meno hanno posti o leggi da contrattare, si candidano a dare». Seconda frase: «Le elezioni politiche del 2006 non m?interessano, in quanto cattolico. In quanto cattolico m?interessa molto di più arrivare preparato all?appuntamento di Verona dell?autunno 2006, quando si terrà il decennale convegno ecclesiale della Chiesa italiana». La prima frase la pronuncia, al convegno Acli di Orvieto, guardando con soavità e insieme con fermezza Romano Prodi, che le siede lì accanto, Lucia Fronza Crepax dei Focolarini, presidente del Movimento politico per l?unità. La seconda la pronuncia, con il consueto tono appassionato e concreto, il segretario della Cisl, Savino Pezzotta quando Prodi è già andato via e la sala che lo ascolta è mezza vuota. Di operatori, fotografi, giornalisti, non di aclisti. Del resto anche la Fronza Crepax, quando scende dal palco, nessuno la cerca per un?intervista, tranne noi di Vita. Persino Pezzotta è snobbato dai cronisti. Che preferiscono correre, tutti e tutti trafelati, dietro al Professore. Peccato, perché sia la Crepax che Pezzotta ne hanno di cose da dire e tutte molto illuminanti, per capirci qualcosa di più di mondo cattolico e dintorni. «Non facciamo lobby per noi», ci spiega Lucia Fronza, «ma per gli altri. Noi cattolici siamo quelli del bene comune? E per noi vita, pace e solidarietà si tengono. I politici, di destra come di sinistra, dovrebbero prima capire questo, poi chiedere cosa vogliamo. Prodi, per dire, su vita e famiglia non ci ha risposto. Peccato?».
«Sono stanco di sentire ?cultura cristiana?, ?banchieri cristiani?», incalza Pezzotta, «la fede cristiana è tale se attesta, nel vivere quotidiano, una pienezza d?intenti e la testimonianza che se ne fa. L?eguaglianza vale in tutti i campi per un cristiano: pace, politica, giustizia, vita, salvezza del creato. Il nostro compito è mantenere alto e fermo il ruolo profetico di questa fede di significare una presenza. La politica deve esserci, ma viene dopo, altrimenti diventa idolatria e ideologia, un errore già commesso, in passato. L?agenda sociale di Reti in opera e il convegno di Verona siano le nostre mete e non le elezioni politiche. La politica è utile, ma è la vita che conta». Peccato che Prodi, che se n?era andato da un bel pezzo, non lo abbia sentito.
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