Volontariato

Banche ed energia, settori a bassa concorrenza

E' questo il giudizio del presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà, intervenuto oggi a un Meeting del’American chamber of commerce in Italy

di Redazione

Mentre in alcuni ambiti dell?economia nazionale la concorrenza avanza, in altri la liberalizzazione stenta a decollare. Come nel settore bancario, dove ?bisognerebbe intervenire su alcuni servizi in cui non si riscontra ancora reale concorrenza?. Questo il giudizio del presidente del?Antitrust Antonio Catricalà, intervenuto oggi a un Meeting del?American chamber of commerce in Italy con un intervento sulla concorrenza alla base della competitività. L?obiettivo di Catricalà, in particolare, sono ?quelle pratiche creditizie e fidejussorie che non danno luogo a vera competizione. Risulta infatti difficile accedere a molti strumenti”, modellati in maniera abbastanza omogenea su schemi approvati dall’Abi. Catricalà, in particolare, se la prende con le cosiddette fidejussioni omnibus. ”Lasciano molto a desiderare, sembra di tornare indietro prima della legge sulla trasparenza bancaria”, afferma. Tali strumenti, invece, andrebbero adeguati alle esigenze delle aziende, che hanno piuttosto bisogno ?di un ricorso al credito facil?. E in materia di fidejussioni, conclude Catricalà, ?non sempre, a nostro avviso, la garanzia fidejussoria deve gravare in tutto e per tutto sul fidejussore?. Sempre in materia di zavorre per il sistema delle imprese, il numero uno dell’Autorità garante prende anche posizione sui costi dell’energia. ”Per le imprese italiane ha un costo superiore rispetto ai competitor europei, ma si tratta del retaggio di scelte fatte in passato, come nel caso del nucleare, dove probabilmente oggi risulta difficile intervenire”. Ma, conclude Catricalà, ”il compito dell’Antitrust è cercare di favorire una discesa dei prezzi, un?azione dalla quale non può non derivare maggiore concorrenza”. Credito ed energia: due capisaldi della competitività per le imprese italiane, che operano in un sistema bocciato dalla Banca mondiale, nel cui report ”Doing Business 2006” l’Italia figura al 70simo posto nella classifica delle nazioni con il miglior ‘clima’ per fare impresa.


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