Economia

Così cresciamo in quest’economia di nani

Legacoop. Giuliano Poletti, numero uno della centrale “rossa”: «Le aziende del sistema Italia si fanno sempre più piccole. A noi accade il contrario. Che sia un modello vincente?»

di Francesco Maggio

Presidente qual è il principale tratto che differenzia le coop dalle imprese profit? Giuliano Poletti: La peculiarità principale delle cooperative è che sono comunità di persone e, quindi, il primo obiettivo che si pongono è quello di dare una risposta a bisogni specifici dei soci. C’è la centralità del socio, la sua partecipazione, i suoi bisogni, mentre per l’impresa profit l’obiettivo è come far fruttare al meglio il capitale investito. E&F: Ritiene che le ragioni fondanti il movimento cooperativo siano ancora attuali? Poletti: Direi proprio di si, perché i bisogni continuano ad esserci e la forma cooperativa è uno degli strumenti più efficaci per affrontarli e isolverli. E&F: Lo ha appena ricordato, una delle peculiarità delle coop è il rapporto diretto con il socio. La loro crescita dimensionale non rischia però di penalizzare proprio questo aspetto fondante le coop? Poletti: Il problema esiste come in tutte le democrazie. Questo non significa però che le coop vadano bandite. Di fronte all’aumento di numero e dimensionale delle coop debbono aumentare gli strumenti di formazione e informazione che consentano a ogni socio di essere pienamente consapevole e aggiornato circa l’attività della cooperativa, c’è bisogno di articolare meglio gli strumenti di partecipazione, non si possono fare assemblee da 500mila persone. E&F: Chi vi critica contesta l’assenza di contendibilità delle coop. Come ribatte a queste critiche? Poletti: Rispondo dicendo che siamo alle solite. Nel nostro Paese ci sono imprese familiari quotate in borsa che in molti casi non sono affatto contendibili perché hanno nuclei proprietari che detengono il controllo in modo saldissimo. Addirittura abbiamo situazioni di piramidi societarie quotate, contendibili solo in via teorica. Ancora, si fanno patti di sindacato con clausole che mirano proprio ad escludere la contendibilità. La contendibilità è sicuramente un problema. Ma di certo non solo il nostro. Anzi, il cuore della questione semmai è un?altro. E&F: Quale? Poletti: C’è gente che paga di più una banana perché sa che è stata coltivata in un certo modo, rispettando determinati parametri socio-ambientali. Le teorie economiche questa cosa non l’avevano contemplata, sostenevano che si compra sempre la banana sulla base dell’utilità marginale. Ci sono dei valori che il mercato non sa valutare. Bisogna quindi accettare l’idea che ci sono soggetti che sul mercato ci vanno, forniscono tutte le informazioni necessarie, rendono noti i loro obiettivi che non sono obbligatoriamente quelli di ottenere il massimo della remunerazione del capitale nell?arco di tre mesi. E&F: Oggi le coop godono di rinnovata visibilità. A suo avviso come andrebbe ?capitalizzata?? Poletti: Intanto bisognerebbe che tutti quelli che partecipano a questa discussione lo facessero senza strumentalizzazioni che stravolgono la realtà. E poi bisognerebbe cominciare a farsi alcune domande rivolte al futuro e non a guardare sempre all’indietro. Per esempio io qualche domandina da fare ce l’avrei. E&F: Prego?. Poletti: Come mai è successo che le cooperative siano andate in una direzione completamente diversa da quella del sistema imprenditoriale italiano. La dimensione media delle imprese cooperative è aumentata, la dimensione media delle imprese profit si è ridotta a un terzo di quella che era 50 anni fa, passando da 24 addetti nel 1951, a 8 nel 2004. In un Paese in cui si dice che la dimensione d’impresa è un fattore di competizione queste questioni hanno un senso oppure no? Il fatto che nelle imprese con più di 500 addetti le imprese cooperative nel 1971 erano l’1% e adesso sono il 9% è utile o è dannoso? E come mai è successo? E non sarà che questa diversa dinamica è figlia delle specificità dell’impresa cooperativa? Questi dati non possono far pensare che la cooperativa costituisce una forma d’impresa in grado di aiutare ad affrontare e risolvere almeno qualcuno dei grandi problemi che angustia questo Paese? E&F: Se dovesse fare un poco di autocritica? Poletti: Noi dobbiamo continuare a sforzarci di comunicare meglio ciò che facciamo. Dobbiamo continuare a consolidare la nostra esperienza con grande coerenzae grande forza, senza scorciatoie.


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