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La posta in gioco a palazzo di vetro

Sono continuati a ritmo serrato nel corso del mese di agosto i negoziati intorno al documento finale del ”Summit Millennium+5”

di Paolo Manzo

Sono continuati a ritmo serrato nel corso del mese di agosto i negoziati intorno al documento finale del ?Summit Millennium+5?, che vedrà riunirsi alle Nazioni Unite tra il 14 e il 16 settembre prossimi oltre 170 capi di Stato e di governo, cinque anni dopo la Dichiarazione del Millennio. Obiettivo fare il punto sull?avvicinamento dei Millennium Goals a dieci anni dalla data limite (il 2015), e realizzare la riforma delle Nazioni Unite di cui da tanto si parla. Sul primo tema i risultati sono assai lontani da quelli auspicati (riduzione di due terzi della povertà, alfabetizzazione universale, eliminazione della mortalità infantile, parità tra i sessi, sostenibilità ambientale, ecc), mentre le necessarie modifiche per democratizzare e rendere più efficace il Palazzo di Vetro nella gestione delle crisi internazionali «è difficile che siano prese entro quest?anno», spiega a Vita Emma Bonino che, da Kabul, sta vigilando per l?Unione europea sulla correttezza delle prime elezioni democratiche della storia afghana, il prossimo 18 settembre. La versione più aggiornata del progetto di dichiarazione finale è stata resa pubblica il 5 agosto, ma si tratta di un testo che, sinora, non ha raccolto un vasto consenso. Motivo? Le proposte di emendamento del documento finale sottoposte dai Paesi del G77 assieme alla Cina sono state largamente ignorate, mentre l?intento Usa (cfr. articolo Mastrolilli) è di ridurre e ritardare ogni cambiamento. Che l?Onu debba essere riformato, tuttavia, lo si dice da almeno 13 anni: da quando l?allora segretario generale Boutros Boutros Ghali mise all?ordine del giorno che dovevano essere fatte modifiche, essendo cambiato radicalmente il mondo dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine dell?equilibrio bipolare che, di fatto, aveva paralizzato le Nazioni Unite dalla sua nascita nel 1945, al 1989. L?attuale segretario generale Kofi Annan ha raccolto il testimone di Ghali e sta facendo di tutto per arrivare a una riforma, anche perché nel 2006 scadrà il suo mandato e, comprensibilmente, il primo africano a capo del Palazzo di Vetro vorrebbe essere ricordato per qualcosa di storico e non solo per lo scandalo Oil for Food.


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