Sostenibilità

Bioagricoltura: in Emilia Romagna 4mila produttori

Sono per lo più uomini e il 10% è laureato

di Carmen Morrone

Sono 4102 le realta’ produttive biologiche attive in Emilia Romagna, di queste 3421 sono aziende agricole e 681 stabilimento per la trasformazione o la preparazione. Alla guida di queste aziende ci sono in gran parte di imprenditori di sesso maschile, anche se il numero delle addette sta crescendo (oggi sono piu’ del 30%), che hanno un’eta’ media di 48 anni e un elevato livello d’istruzione (il 10% ha una laurea, mentre il 28,3% possiede il diploma). E’ il ritratto del produttore ‘bio’ che emerge da un’indagine condotta su 944 intervistati da Enfap (Ente di formazione professionale regionale ) e da Prober (Associazione produttori biologici e biodinamici Emilia Romagna), per la rilevazione dei fabbisogni formativi degli operatori che lavorano nelle aziende biologiche della regione. Alla base della loro scelta di imprenditori pongono motivazioni diverse: al primo posto (27,9%) si colloca la motivazione ”etica” legata alla sostenibilita’ ambientale, il 24,4% lo fa per una questione economica, il 23,6% perche’ la reputa un’opportunita’ di accesso ai contributi pubblici, il 16,8% per una spinta ”salutistica” finalizzata a garantire una migliore qualita’ dei prodotti e il 6,5% per ragioni tecniche fondate sulla validita’ del metodo. Secondo il campione dell’indagine, rispetto ai diversi settori, la produzione foraggiera e’ quella prevalente con il 66,8%. Al secondo posto si trovano i cereale (54,3%) e al terzo la frutta. Nell’ambito della produzione animale l’allevamento prevalente e’ quello bovino (16,2%), seguito da quello suino. Le attivita’ di trasformazione, invece, non raggiungono complessivamente il 18% del campione, con le percentuali piu’ alte per i prodotti lattiero-caseari (10,8%), concentrati prevalentemente nelle province di Reggio Emilia e Modena, i prodotti enologici (5,7%) e la produzione di confetture, marmellate e succhi (3,5%).


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