Mondo
Iraq: Amnesty denuncia pena di morte
L'organizzazione per la difesa dei diritti umani condanna le prime esecuzioni compiute dalla caduta del regime di Saddam Hussein
Amnesty International ha condannato senza mezzi termini le prime esecuzioni capitali – tre in tutto – registrate in Iraq dopo la caduta del regime di Saddam Hussein. Ahmad al-Jaf, Jasim Abbas e Uday Dawud al-Dulaimi, presunti membri del gruppo armato Alsar al-Sunna, sono stati impiccati ieri mattina a Baghdad. I tre erano stati condannati a morte il 22 maggio dal tribunale di al-Kut, 170 chilometri a sudest della caitale, per sequestri di persona, omicidi di poliziotti e stupri.
In un comunicato l’organizzazione internazionale per i diritti umani ha ribadito la sua netta opposizione ai gruppi armati, responsabili di crimini di guerra e contro l’umanità in Iraq, riaffermendo nel contempo la sua riprovazione per la pena di morte, che giudica crudele e inumana, oltre che inefficace come deterrente contro la criminalità.
Sospesa nel giugno del 2003 per decisione dell’Autorità provvisoria della Coalizione la pena di morte è stata reintrodotta lo scorso 8 agosto. Amnesty International si e’ appellata al governo iracheno affinché riveda i suoi programmi e non autorizzi alcun’altra esecuzione (sono 50 i detenuti rinchiusi nei bracci della morte), introducendo come minimo una moratoria. Secondo l’organizzazione le autorità irachene dovrebbero inoltre garantire che tutti gli imputati di reati capitali siano sottoposti a un processo equo, che deve comprendere l’accesso a un’adeguata difesa legale in tutte le fasi del procedimento e la piena opportunita’ di appello contro la condanna a un organismo giudiziario di grado superiore.
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