Formazione

Revelli: la città ha bisogno di memoria

Non cerchiamo conforto nella retorica della città di servizi o della conoscenza: cose teoriche, che non esistono

di Sara De Carli

A noi di “Vita” lo aveva anticipato confidandoci le sue letture estive, nell’articolo sul numero oggi in edicola: questa estate Marco Revelli, ordinario di Scienze Politiche all’universita’ di Torino, si è concentrato sulla città. Ha letto Bauman, Vite di scarto, e ha rirpeso in mano Calvino, Le città invisibili, dicendo: “altro che invisibili, le nostre ormai sono città invivibili. La città dovrebbe tornare al centro dell’agenda di politici, sociologi, pensatori”. Oggi Revelli torna a parlare di città su “Repubblica”, in un’intervista su Torino. ”La memoria è il problema di Torino, non solo del quartiere Mirafiori. Occorre recuperare identita’ e memoria, riconquistando una funzione abitativa che si era smarrita in spazi troppo ampi”. Nelle citta’ ci sono molti ‘vuoti da riempire’, spiega il docente, ”con relazioni sociali, lavoro, ma e’ difficile dire quale. Il magnete della grande fabbrica aveva dettato le regole, ora ha perso la sua energia”. ”E al vecchio modello – aggiunge Revelli – non si e’ sostituito il nuovo, perche’ non c’era”. ”Le risposte, per Torino, sono tutte difficili: e’ come se la citta’ fosse evaporata. E neppure e’ il caso di cercare troppo conforto nella retorica della citta’ di servizi o della conoscenza – conclude il docente – cose teoriche, non esistono”.


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