Leggi

Ultime da Bruxelles, ong uguale terrorismo

La Commissione per la giustizia ha approntato una Raccomandazione che invita le organizzazzione non governative ad aderire a un Codice in cui provano la loro estraneità ad Al Qaeda...

di Paolo Manzo

C?è una Raccomandazione della Commissione europea che sta per cadere come una spada di Damocle sulla testa del non profit continentale. La Commissione per la giustizia e la sicurezza, guidata dall?italiano Franco Frattini, ha deciso infatti di creare un ?Codice di condotta indirizzato agli Stati membri e alle organizzazioni senza fini di lucro (Non profit organization-Npo) sulla vulnerabilità del non profit al finanziamento del terrorismo?. Il titolo della bozza già di per sé fa danni culturali in quanto associa le ong ad Al Qaeda e ai kamikaze, proponendo di introdurre una serie di regolamentazioni che, se dovesse tradursi in Raccomandazione comunitaria, segnerebbe il de profundis di gran parte delle associazioni operanti sul territorio Ue, soprattutto di quelle piccole. Una scelta obbligata Il problema principale è che, trattandosi di un codice di condotta, la sottoscrizione è scelta dalle stesse non profit volontariamente ma, se gli Stati membri recepiranno la Raccomandazione, il Codice diventerà una scelta obbligata per chi vorrà accedere ai finanziamenti di Bruxelles: «anche perché chi non lo farà, potrebbe essere associato ai finanziatori dei terroristi», spiega un documento redatto dalle quattro associazioni delle ong del Regno Unito (la Ncvo inglese, la Scvo scozzese, la Wcva gallese e la Nicva nord-irlandese). E poi, se è giustissimo combattere il terrorismo e il modo attraverso il quale esso si finanzia, «siamo proprio sicuri che siano più pericolose le ong delle Università o delle aziende private, delle compagnie di servizi o delle finanziarie?», chiedono in un comunicato congiunto i responsabili del non profit britannico, invocando il principio dell?equità di trattamento tra i differenti settori socio-economici. In Italia, il primo ad aver lanciato l?allarme è Nino Sergi, presidente di Intersos, associazione che opera per la sua ?mission? di sminamento in zone a rischio terrorismo e violenza armata, quali l?Afghanistan e il Darfur, solo per citare due Paesi. Ma poi la condanna è stata unanime (cfr. box a lato), soprattutto da parte di chi opera, da anni, con le emergenze e in Paesi tradizionalmente ?a rischio?. Una reazione scontata anche perché, scorrendo l?elenco dell?Annex (appendice), ossia leggendo tutti i requisiti che dovranno soddisfare le associazioni non profit per accedere ai finanziamenti Ue e dimostrare di non finanziare il terrorismo, come elemento sospetto tra i ?beneficiari e i partner delle Npo? c?è anche il ?trasferimento di fondi a Paesi o giurisdizioni ad alto rischio?. Il punto è che i Paesi ?a rischio?, specifica l?Annex, sono quelli ?inclini alla corruzione, all?instabilità e/o al conflitto?: ovvero tutti i Paesi in cui operano la stragrande maggioranza delle nostre ong. Tutti a rischio In base agli ?indicatori di rischio? contenuti nell?appendice e che, per la Commissione, farebbero innalzare la possibilità di ?collusione? con attività criminali (e diminuire quelle di finanziamento) ce ne sono alcuni che sfociano poi nel ridicolo e, ad analizzarli singolarmente, le ong sospettate di infiltrazione terroristica diventerebbero davvero la maggioranza. ?A rischio? per Bruxelles sono le non profit non registrate nei registri delle onlus, quelle che condividono i locali e gli uffici con altri soggetti, ma anche le associazioni non profit che non aggiornano il proprio sito Internet almeno una volta l?anno, dando l?impressione di essere inattive, o chi non collabora con le istituzioni pubbliche per contestare decisioni politiche considerate sbagliate (con la guerra in Iraq, per esempio, come la mettiamo?). La lista dei fattori che rendono ?sospettabili? di collusioni con i terroristi è lunghissima (una quarantina in tutto), ma ciò che colpisce maggiormente è che, nel complesso, il testo (disponibile nella traduzione in italiano sul sito www.vita.it) contraddice palesemente quanto si afferma da mesi, e cioè che i terroristi non cambieranno il nostro modo di vita e il nostro ordinamento con la serie di doveri, garanzie, diritti e libertà che ne determinano il suo valore. Certo, il testo non è ancora uscito dalla Commissione Ue per la giustizia e la sicurezza, ma preoccupa che la consultazione con il mondo del Terzo settore non ci sia stata o, meglio, sia stata ?cercata? in piene vacanze estive. De facto lo scorso 26 agosto era l?ultimo giorno per le ong di dire la loro, ma il documento in Internet è stato pubblicato sul sito della Commissione solo il 29 luglio! Da Bruxelles nessuna smentita e, anzi, le affermazioni rilasciate dal commissario Franco Frattini al Meeting di Rimini il 25 agosto scorso («In Europa ci sono organizzazioni ?caritatevoli? che sostengono l?estremismo»), sembrano confermare la stretta imminente sul non profit. Reazioni durissime alla proposta di legge Ue Ma questa è una bestemmia. A cosa ci serve l’unione? Edo Patriarca, portavoce del Forum del Terzo Settore Il rischio è quello del cortocircuito e il fatto che la discussione con il Terzo settore sia stata fatta ad agosto dimostra che si tratta di un blitz. Hanno paura ad aprire un confronto perché sanno che ci sarebbe una reazione dura e unanime del Terzo settore europeo. Intervenire con una Raccomandazione di questo tipo, dura, da parte di una Commissione insediatasi da poco, è una bestemmia. È come dire che il non profit è il soggetto più facilmente inquinabile da parte del terrorismo internazionale. Un errore clamoroso. Perché non si indaga sulle finanziarie che forse sono un po? più coinvolte sui flussi di denaro che arrivano ai terroristi? Sergio Marelli, presidente dell?Associazione ong italiane Benvenute tutte le iniziative che aiutano a fare chiarezza sui legami delle organizzazioni terroristiche. Detto questo la prima critica del documento è che fa di ogni erba un fascio, parlando indistintamente di settore non profit. La seconda critica è sui tempi. Se la presidenza britannica di turno dell?Ue vuole approvare questo Codice di condotta entro la fine dell?anno, si deve reinnescare una vera consultazione con la società civile. E che non sia la solita operazione di facciata del governo Blair per coprire i misfatti iracheni e far vedere invece che lotta contro il terrorismo. La terza critica è che non sono monitorati gli altri settori economici produttivi, che fanno girare ben più soldi e ben più finanze. Perché solo il non profit è sotto la lente d?ingrandimento? Nino Sergi, segretario generale di Intersos Se davvero esistono in Europa organizzazioni criminose che si fanno passare per organizzazioni caritatevoli, si tratterebbe certamente di casi isolati: organizzati per delinquere e identificabili non certo attraverso i codici di condotta e le procedure di ?identificazione? ma attraverso indagini ed azioni di intelligence. La proposta della Commissione rischia di apparire non solo inutile ma anche dannosa e pone seri dubbi sia per l?impostazione che per i contenuti. Si tratta in sintesi di una impostazione che tende al ribaltamento dell?ordinamento su cui si basano le nostre società: «siete potenziali o sospetti fiancheggiatori finché non dimostrate il contrario». Pur non essendo nelle intenzioni della Commissione, tale impostazione fa passare il non profit dallo stato di diritto a quello di polizia. Maurizio Carrara, presidente del Cesvi Primo: il breve periodo di tempo per il confronto su questo tema, per di più durante le vacanze estive, è sintomatico della dignità che si rende al Terzo settore a Bruxelles. Secondo: le indicazioni contenute nella bozza di raccomandazione non considerano affatto che i Paesi membri della Ue hanno già norme che regolano l?antiterrorismo. Terzo: avendo tenuto fuori tutte le altre attività (settore profit e finanziarie, per citarne solo due) è come se si identificasse nel non profit europeo una forma di finanziamento al terrorismo. La considerazione finale è abbastanza chiara: tra controlli generali e aumento della burocrazia che deresponsabilizza chi eroga i finanziamenti forse si vuole andare a distruggere il comparto e, a questo punto, ci si deve chiedere se convenga ancora al non profit avere rapporti con l?Unione europea?


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA