Mondo

Ma la destra non ride

Lo scandalo che sta terremotando il Paese latinoamericano: il partito di Lula è in piena bufera. Gli obiettivi sociali della campagna elettorale sono stati mancati

di Paolo Manzo

La presidenza di Lula doveva essere quella della svolta per i 53 milioni di brasiliani che vivevano con meno di un dollaro al giorno nel 2002, in base alle statistiche dell?Ibge (l?equivalente del nostro Istat). Lo lasciava intendere il programma elettorale di Lula e del partito da lui fondato – il Partido dos Trabalhadores (Pt) – che grazie al lavoro della ong Istituto da cidadania aveva approntato tutta una serie di progetti sociali per le fasce più deboli della popolazione. Da Fame zero al programma Moradia (casa in portoghese), da Abuso Zero (contro la prostituzione infantile) alla ?privatizzazione? delle favelas, le idee abbondavano tre anni fa. Inoltre lasciava ben sperare il background del presidente: nato misero, operaio metallurgico dall?età di quindici anni, Lula aveva tutte le carte in regola per far ?svoltare? il Brasile per quanto concerne la redistribuzione del reddito, il cambiamento del modello socioeconomico e la lotta alla corruzione politica, uno dei problemi endemici di tutti i Paesi latinoamericani, Brasile compreso. Invece oggi il partito fondato dall?ex sindacalista vive una crisi senza precedenti nella sua storia. I massimi vertici sono stati accusati di comandare uno schema di pagamento di tangenti ai parlamentari dei due partiti che fanno parte della base alleata al governo del presidente Luiz Inácio Lula da Silva con l?obiettivo di garantire l?appoggio nelle votazioni alla Camera federale. L?accusa è gravissima perché proprio il Pt aveva posto in cima alle proprie priorità preelettorali la lotta alla corruzione. Il problema complessivo, tuttavia, è che il Pt ha eletto Lula ma molto poco di ciò che voleva il partito è stato implementato dal governo brasiliano. L?attuale dirigenza è turbata della disillusione della base ma argomenta che, nell?attuale correlazione di forze, non è possibile attuare il programma petista. Ci vuole un maggior ?rafforzamento? e la rielezione del presidente affinché, finalmente, le teorie del partito possano guadagnare l?appoggio della società brasiliana. È ancora troppo presto per dire se gli scandali della corruzione nel governo Lula seppelliranno definitivamente questo progetto, ma è già possibile sin d?ora prevedere che – comunque vada a finire – le cose saranno assai più complicate. A cominciare dal fatto che le denunce, una volta provate o percepite come reali dalla militanza, hanno un potere devastante sulla parte della popolazione che vedeva nella rettitudine etica del partito il differenziale del Pt rispetto ai partiti di destra. Ma questa tangentopoli non fa ridere troppo i partiti dell?opposizione che, invece, avrebbero potuto cavalcare l?onda dell?impeachment di Lula. Perché non l?hanno fatto? Perché il finanziamento illecito dei partiti è storia vecchia in Brasile sin dai tempi di Sarney. Inoltre, se si dovesse andare al voto oggi e con la sfiducia generalizzata che c?è nei confronti dei partiti, il ?personaggio? Lula potrebbe sconfiggere ancora tutti i potenziali avversari.


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