Mondo

Corea sud-Giappone: svelate carte scottanti

Via il segreto su alcuni documenti del trattato del 1965

di Carmen Morrone

Quattordici anni di trattative tra Corea del sud e Giappone, che sarebbero dovuti restare per sempre nascosti, sono venuti oggi alla luce con la decisione, unilaterale, di Seul di togliere il segreto a tutta l’ingente e scottante documentazione che ha portato alla normalizzazione delle relazioni avvenuta con il trattato del 1965. Il trattato fu firmato 20 anni dopo la fine del dominio coloniale nipponico sulla penisola coreana, che e’ fonte ancora oggi di contrasti e profondi risentimenti tra i due paesi. ”E’ stata una decisione in nome della trasparenza che i cittadini richiedono e per contribuire a quella corretta valutazione del passato indispensabile per stabilire equi e giusti rapporti tra il nostro paese e il Giappone” , ha detto un portavoce del governo del presidente progressista Roh Moo Hyun, salito al potere nel febbraio 2003 con un programma di riforme, tra cui un’operazione ‘verita’ sulla storia dell’ultimo mezzo secolo. Non ci sono, al momento, reazioni ufficiali del Giappone alla decisione sudcoreana di declassificare i circa 160 documenti, per un totale di 35.000 pagine, che Tokyo aveva chiesto all’epoca di mantenere per sempre segrete. ”E’ una decisione unilaterale della Corea del sud” si sono limitate a dire fonti ufficiose, mentre la stampa nipponica ha subito avanzato l’ipotesi che l’amministrazione del presidente Roh, in calo di consensi in patria per una situazione economica che stenta a decollare e per una serie di scandali, stia sopratutto cercando di riguadagnare i favori dell’opinione pubblica delusa. Nel presentare la documentazione, il primo ministro sudcoreano Lee Hae Chan ha tenuto a dichiarare che ” dalle carte emerge con chiarezza che il governo giapponese rimane ancora oggi legalmente responsabile per i crimini contro l’umanita’ commessi durante il dominio coloniale e la seconda guerra mondiale”. Il premier ha espressamente citato le circa 200.000 donne asiatiche, in gran parte coreane, costrette a seguire come schiave sessuali l’esercito imperiale nipponico, e le centinaia di migliaia di coreani deportati ai lavori forzati in Giappone. Superstiti e familiari delle ”donne di conforto”, come vengono eufemisticamente chiamate in Giappone le prostitute al servizio dell’armata, hanno sollevato a piu’ riprese, senza successo, cause civili presso tribunali nipponici per ottenere il risarcimento danni. Tokyo sostiene che le questioni degli indennizzi di guerra sono state risolte con il trattato di normalizzazione bilaterale del 1965. ” I documenti declassificati mostrano invece che il trattato non copre i crimini contro l’umanita’ commessi dall’esercito e dai governi giapponesi dell’epoca – ha affermato il primo ministro sudcoreano – Continueremo a premere su Tokyo perche’ chiuda questa pagina tragica”. Le carte dimostrano anche l’esistenza di un promemoria, sempre negata dal Giappone, per la concessione da parte di Tokyo di aiuti economici di 500 milioni di dollari per risolvere i problemi pendenti. I plenipotenziari giapponesi chiesero all’epoca che il promemoria fosse tenuto segreto sia per i timori di violente reazioni dell’estrema destra in patria, sia per non pregiudicare la posizione del Giappone in un futuro trattato di normalizzazione delle relazioni con la Corea del nord. Nei documenti declassificati ci sono anche riferimenti alle isolette di Dokdo, Takeshima per i giapponesi, due scogli disabitati di poche centinaia di metri quadrati a meta’ strada tra i due paesi, ancora oggi al centro di aspri scontri. Il Giappone cerco’ in tutti i modi di convincere la Corea de l sud ad accettare l’arbitrato della Corte internazionale dell’Aja, ma la richiesta fu respinta. ”Allora la soluzione migliore e’ distruggere con un bel bombardamento i due scogli, cosi’ il problema non esistera’ piu”’ fu la soluzione prospettata, durante un acceso scambio di idee, da un alto funzionario del ministero degli esteri giapponese.

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