Cultura

E i Magi bussarono alla porta sbagliata

«Intervista» a Benedetto XVI sui giovani, l’impegno e il dialogo tra culture

di Riccardo Bonacina

«Cercavano il bambino in casa del re. Quando lo trovarono nella grotta, capivano che il suo potere era diverso: era quello inerme dell?amore. E ai giovani dico: impegnatevi nel volontariato a servizio dei deboli» Santità certamente saprà che commentando il suo primo viaggio l?hanno definita, in contrapposizione con il suo predecessore, «un Papa da seconda serata televisiva». Quanto la disturba questa definizione? Benedetto XVI: Nel nostro pellegrinaggio con i Magi dell?Oriente siamo giunti a quel momento in cui il cammino esteriore di quegli uomini era finito. Erano giunti alla meta. «Entrati nella casa videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono». Ma proprio a questo punto per loro comincia un nuovo cammino, un pellegrinaggio interiore che cambia la loro vita. Vita: Viviamo in un mondo che più che d?interiorità ha bisogno di condottieri? Benedetto XVI: Pensiamo all?Eucaristia. Come Gesù può distribuire il suo Corpo e il suo Sangue? Facendo del pane il suo Corpo e del vino il suo Sangue, Egli anticipa la sua morte, l?accetta nel suo intimo e la trasforma in un?azione di amore. Da sempre gli uomini in qualche modo aspettano nel loro cuore un cambiamento, una trasformazione del mondo. Ora questo è l?atto centrale di trasformazione che solo è in grado di rinnovare veramente il mondo: la violenza si trasforma in amore e quindi la morte in vita. Poiché attraverso questo atto la morte è, per così dire, intimamente ferita, così che non può più essere lei l?ultima parola. È questa, per usare un?immagine a noi oggi ben nota, la fissione nucleare portata nel più intimo dell?essere – la vittoria dell?amore sull?odio, la vittoria dell?amore sulla morte. Soltanto questa intima esplosione del bene che vince il male può suscitare poi la catena di trasformazioni che poco a poco cambieranno il mondo. Tutti gli altri cambiamenti rimangono superficiali e non salvano. Vita: Eppure per cambiare il mondo è necessario usare le leve del potere se non si vuol essere solo dei sognatori. Benedetto XVI: Anche se quelli rimasti a casa ritenevano i Magi utopisti e sognatori, essi invece erano persone con i piedi sulla terra, e sapevano che per cambiare il mondo bisogna disporre del potere. Per questo non potevano cercare il bambino della promessa se non nel palazzo del Re. Ora però s?inchinano davanti a un bimbo di povera gente. Qui cominciò il loro cammino interiore. Dovevano cambiare la loro idea sul potere, su Dio e sull?uomo e, facendo questo, dovevano anche cambiare se stessi. Ora vedevano: il potere di Dio è diverso dal potere dei potenti del mondo. Dio in questo mondo non entra in concorrenza con le forme terrene del potere. Non contrappone le sue divisioni ad altre divisioni. Egli contrappone al potere rumoroso e prepotente di questo mondo il potere inerme dell?amore. Vita: C?è chi, come Marcello Pera, invita a difendere la propria identità giudaico-cristiana anche con la forza. Benedetto XVI: La Chiesa è come la grande famiglia di Dio, mediante la quale Egli forma uno spazio di comunione e di unità attraverso tutti i continenti, le culture e le nazioni. Dobbiamo ricordarci che Dio è ?amante della vita?. Davanti a Dio tutti gli uomini hanno la stessa dignità, a qualunque popolo, cultura o religione appartengano. La Chiesa cattolica si impegna – lo riaffermo – per la tolleranza, il rispetto, l?amicizia e la pace tra tutti i popoli, le culture e le religioni. Agli amici musulmani voglio poi dire che insieme dobbiamo affermare i valori del rispetto reciproco, della solidarietà e della pace. La vita di ogni essere umano è sacra sia per i cristiani che per i musulmani. Abbiamo un grande spazio di azione in cui sentirci uniti al servizio della dignità della persona e la difesa dei diritti che da tale dignità scaturiscono devono costituire lo scopo di ogni progetto sociale e di ogni sforzo posto in essere per attuarlo. Vita: Lei ha invitato i giovani all?impegno. Ma come? Benedetto XVI: Nella capacità del perdono. Nella sensibilità per le necessità dell?altro. Nell?impegno per il prossimo, per quello vicino come per quello esternamente lontano, che però ci riguarda sempre da vicino. Esistono oggi forme di volontariato, modelli di servizio vicendevole, di cui proprio la nostra società ha urgente bisogno.

(Le risposte di Benedetto XVI riportano solo passaggi dei suoi discorsi a Colonia)


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