Welfare

Turchia, delegazione Ue inorridita da situazione carceri

Daniel Cohn-Bendit ha visitato gli istituti di pena turchi come co-presidente del Gruppo misto Turchia-Europarlamento

di Gabriella Meroni

“Non ho mai vista una situazione così disumana” ha detto il 9 giugno Daniel Cohn-Bendit, co-presidente del Gruppo misto Turchia-Europarlamento, al termine di una visita nelle prigioni turche insieme all’ex relatore sulla Turchia Johannes Svoboda, all’attuale relatore Alain Lamassure e all’eurodeputato di origine turca Ozan Ceyhan. Nel carcere di Bayrampasa (Istanbul) la delegazione ha visto fino a ottanta detenuti stipati in una cella, con un bagno e due wc per tutti, mentre nelle nuove prigioni di tipo F al sovraffollamento si sostituisce la tortura dell’isolamento. “Mettete tre persone forzatamente insieme in una stanza per anni, cosa sarà di loro?” ha detto Cohn-Bendit, chiedendo l’apertura di un dialogo che consenta di sospendere lo sciopero della fame. Svoboda ha detto che “bisogna rimuovere le cause della detenzione di massa”, e ha denunciato la distruzione e il sequestro nelle celle di documenti utili per la difesa dei processati. Una settimana prima i detenuti in sciopero della fame avevano precisato una piattaforma in quattro punti: chiusura delle celle d’isolamento “a meno di radicali interventi architettonici” (che consentano una socialità non selettiva), fine della persecuzione delle idee, apertura di negoziati con i rappresentanti dei detenuti, fine delle terapie e dell’alimentazione forzata. Durante un sit-in di donne a Istanbul, Kiraz Bicici dell’Associazione diritti umani (Ihd) denunciava che sessanta prigionieri sono ormai ridotti “allo stato vegetativo”, e altri due gruppi stanno avviando il digiuno che quindi è destinato ad allargarsi: una realtà che l’amministrazione copre con “rilasci” selettivi e discrezionali, per evitare che i prigionieri muoiano in stato di detenzione.


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