Formazione

Millimetri d’Italia, da non perdere

Un'edizione speciale quella di VITA in edicola fino al 26 agosto: l'Italia segreta di 20 scrittori e giornalisti, quella dei piccoli paesi. In anteprima l'intervista a Giuseppe de Rita

di Benedetta Verrini

Un paio d?anni fa Giuseppe De Rita ha coniato due termini che rappresentano la sintesi concettuale, il paradigma qualitativo dei piccoli comuni italiani. Il primo è ?bevagnizzazione?, ispirato alla cittadina di Bevagna, in provincia di Perugia, emblema del radicamento di una comunità con il proprio territorio e di alta qualità della vita. Il secondo è ?borghigiano?. Vita: Ce ne dà una definizione, professore? Giuseppe De Rita: Borghigiano sta a indicare un sistema sociale, ormai comprendente buona metà del Paese, in cui operano con forza fattori quali i valori ambientali, il paesaggio, il patrimonio artistico e culturale, le varietà gastronomiche, la microrelazionalità, i valori comunitari, la qualità del vivere insieme. Vita: Di cui Bevagna è un paradigma… De Rita: Bevagna, in un certo senso, resta il certificato simbolico di una ?mia? scoperta, così come la Prato del 69-70 per la scoperta dell?economia sommersa: mi ricorda e ci ricorda che anche l?Italia borghigiana, così come quella del sommerso, nasce in Italia centrale, vero e proprio laboratorio delle trasformazioni dal basso della nostra società. Oggi questa Italia borghigiana, e non borghese, è all?onore della riflessione collettiva, con alcuni osservatori che ne vedono gli aspetti regressivi e altri che aspirano a farne una dimensione competitiva sul piano internazionale. Vita: Partiamo dai difetti. Quali sono, a suo avviso, questi aspetti regressivi? De Rita: In primo piano c?è la forte componente di patrimonializzazione: nei piccoli comuni ci sono aumento di popolazione, ristrutturazioni edilizie diffuse, nuove costruzioni, acquisti da parte di stranieri, arrivi di società immobiliari. Questo processo comporta da un lato il pericolo che la gestione e la manutenzione del patrimonio diventi via via troppo costosa e crei quella sensazione di impoverimento che già lamentiamo nelle aree urbane. Dall?altro lato c?è il pericolo che l?espansione edilizia finisca per attuare cementificazione e scomparsa del paesaggio. Infine, c?è un altro fattore negativo. Vita: Quale? De Rita: La tendenza neomunicipalista. Per il borgo i riferimenti sono solo il municipio e la cattedrale, mancando del tutto l?università, il monte dei pegni, il palazzo dei mercanti cioè quei poteri che fanno la vita delle città più grandi. Se tutto resta riferito al palazzo del municipio e ai suoi poteri, si rischia di guardare al di dentro della comunità e non avere interesse alla relazione con l?esterno e tanto meno alla competizione internazionale. Vita: Il rischio involutivo è così alto? De Rita: Diciamo che a questa dinamica se ne accompagna invece una positiva: il municipalismo spesso non è chiuso in se stesso. I singoli comuni infatti tendono a non restare nella propria dinamica interna, ma cercano di stabilire accordi di collaborazione e di sinergia che arrivano quasi a delle vere e proprie reti di città, anche piccole. Ciò comporta un processo di integrazione sociale che crea una fiducia collettiva, che è forse il fattore più carente nella nostra cultura nazionale. Tutto ciò fa pensare che un destino di imbozzolamento non sia dietro l?angolo e che nel medio periodo la cultura borghigiana possa configurarsi anche come un motore di spinta del nostro sviluppo. Vita: è ottimista, allora. De Rita: Beh, in fondo i piccoli comuni non rassomigliano al mondo delle piccole imprese, al proliferante lavoro individuale, al carattere molecolare che è cifra complessiva del sistema italiano. Non sembrano cioè destinati a restare prigionieri della parcellizzazione. Mi pare che malgrado i segnalati pericoli di municipalismo, il sistema riesca ad esprimere una condensazione del tessuto sociale e istituzionale. Per saperne di più: Il paese che si vuol bene L?aspetto dominante di Bevagna è quello di una città medievale, con una cinta muraria, ricca di torri e bastioni, interrotta da antiche porte che permettono l’ingresso al centro storico. Situata nel cuore della valle Umbra, in provincia di Perugia, conta 4.600 abitanti e dista dal capoluogo 35 km e 148 da Roma. E’ collegata ai vicini centri di Foligno e Todi dalla statale omonima, ma anche a Spoleto o a Perugia attraverso percorsi alternativi di notevole interesse. Si autoqualifica come una «piccola grande realtà locale», che vanta vitalità nell’associazionismo e nel volontariato, bellezza dei suoi siti naturalistici, vivacità delle proposte culturali. Ha aderito alla campagna di Legambiente Voler bene all?Italia. (www.comune.bevagna.pg.it)

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