Famiglia
Isola del piano, sarò allevatore finché campo
Qui Marche. Il pioniere del biologico si racconta
Era un vico romano, Insula Plani, in età del ferro, periodo del quale su queste colline trovo numerose tracce, ma non sono in grado di decifrare a chi appartenessero quelle ceramiche. Gli abitanti di quello stesso periodo in Emilia Romagna li hanno chiamati Villanoviani, ma io non so se questi diventarono Piceni o se arrivarono altri ad insediarsi qui. Dopo la caduta degli americani di quel tempo, si insediarono i Longobardi, soldati, contadini, artigiani, artisti, concreti.
Tre radici
L?impronta sociale, etnica,culturale a questi miei concittadini viene impressa da tre classi: il clero, i proprietari terrieri, i mezzadri. Preciso che io derivo da questi ultimi, di cui cercherò di descriverne le caratteristiche appresso. I proprietari terrieri hanno i loro massimi esponenti nei conti Castiglioni di Mantova, di cui Isola del Piano fu marchesato fino all?unità d?Italia, e le origini ci portano al famoso Baldassarre Castiglioni autore del Cortigiano al quale i duchi d?Urbino dettero in feudo Novilara, che però aveva in appannaggio solo quattro poderi. Invece la duchessa Isabella D?Este, per fare un ulteriore regalo al Pirandello di quel tempo, permutò Novilara con Isola del Piano che di poderi ne aveva ben 34. Pensate quale ricchezza quando con due querce si comprava il materiale per costruire una casa e con cento quintali di grano si pagava la manodopera. (Per capire i tempi grami per le campagne sappiate che oggi per costruire una casa ci vogliono 15mila quintali di grano, che si ricavano da 400 ettari di terra: quando crolleranno le case dei contadini, non avranno più le risorse per ricostruirle). Chi subentrò a questi feudatari, per farvi capire la razza, nel dopoguerra a Merigo Tamburo, che andava a giornata con tre fette di pane perché il companatico l?avrebbe raccolto su un fico che tanto da maturi cadevano, il padrone lo vide raccogliere i fichi e glieli fece mettere per terra per gli uccelli e Merigo quel giorno lavorò quattordici ore mangiando solo il pane. Tra questi nobili c?erano anche i baroni Luchetti, che mi vendettero la tenuta di Montebello, e nel cui stemma, mi fece vedere la figlia, c?era l?aquila con il bilancino della giustizia: voleva dire che nel Medioevo avevano il potere di condannare a morte! Questi i nobili proprietari terrieri, poi c?è il clero. Dagli anni 40 i miei compaesani sono stati formati per quarantanni da un medesimo parroco che, come tutti i suoi confratelli di quei tempi grami, aveva la fobia per gambe e braccia delle donne che a luglio e agosto erano costrette ad entrare in chiesa con braccia e gambe coperte, pena il divieto ad entrare di una madre arcigna di guardia sulla porta. A parte ogni riferimento all?avversione culturalmente morbosa odierna per i burqa, vorrei solo precisare che in quegli anni le uniche calze di cui disponevano le donne erano quelle di lana filate a mano e questo bravuomo con il suo bagaglio culturale formato dai seminari costringeva le nostre madri a portare le calze di lana filata a mano anche in agosto! Ma nonostante ciò almeno la dottrina era salva, oggi il suo successore con i suoi hobby, chiamiamoli così, non si capisce nemmeno da dove venga e dove voglia andare.
Io appartengo alla cultura intraprendente dei mezzadri che sono i fondatori dell?economia eclettica dell?intera regione e ritengo di avere dato continuità a questa cultura, sviluppandola in meglio: da dove ho la fortuna di vivere vedo la casa dove sono nato sia io che mio padre e i miei nonni, vedo la casa dove è nata mia madre e i suoi genitori e conosco le famiglie che ci abitano o che le hanno abitate, conosco i boschi, i fossi, le alture sulle quali so i tipi di reperti archeologici che si trovano. Sono rimasto fedele a quella cultura sia per il mestiere che faccio, sia per aver mantenuto una promessa fatta nella stalla di mio padre quarantanni fa: che fino alla fine dei miei giorni avrei voluto allevare bestiame, perché in campagna non si può vivere senza animali.
Difficile convivenza
I rapporti con questo ambiente naturale anche paesaggisticamente molto bello sono ottimi, ma quelli con i miei concittadini sono pessimi perché hanno un difetto tremendo: detestano e odiano tutto quello che non capiscono, come nel neolitico, come la cultura che è quell?ambito che riguarda la conoscenza e le risposte alle grandi domande dell?uomo. Hanno avuto la fortuna (per me, ma evidentemente non per loro) di avere avuto quale compaesano per quattordici anni Sergio Quinzio, ma gli sfregiavano l?auto e gli sgonfiavano le gomme fino a costringerlo a tornare a Roma. Lo scorso anno Guido Ceronetti, che frequenta Isola del Piano da vent?anni, gli aveva donato una preziosissima raccolta di marionette ed opere d?arte, fatte rientrare nientemeno che dalla Svizzera: hanno scritto sui muri e inviato decine di lettere anonime sostenendo che loro i burattini non li volevano, fino a costringere Guido Ceronetti a mandarle allo Stabile di Torino al quale non è parso vero mettere le mani su quella preziosa raccolta di storia d?arte del Teatro dei Sensibili. Nei miei confronti nutrono addirittura un odio profondo perché non capiscono come abbia potuto fare più cose di tutti loro messi insieme. Ne deducono che abbia rubato i soldi in una finanziaria della quale eravamo tutti soci perché per loro è inimmaginabile che io possa avere preso prestiti dalle banche per quattro miliardi (alle quali fortunatamente ne ho restituiti finora più della metà). E questa brava gente mi invia lettere anonime piene di complimenti , scrive frasi ingiuriose sui muri, mi copre la segnaletica stradale per giungere fin qui e i bracconieri, numerosi, divelgono i cartelli di divieto di caccia che ho messo in tutta la proprietà, grazie a una legge della Regione Marche che prevede questa possibilità per le aziende biologiche.
Quello che mi dispiace è che tra questa folta schiera di odiatori della cultura e dei suoi temi ci sia finito anche un vicino, compagno di vent?anni di battaglie comuni, e che recentemente ha coinvolto un prestigioso uomo di cultura come Geminello Alvi nel consiglio comunale, al quale auguro di non fare la stessa fine di Quinzio e Ceronetti.
Nobili vicinanze
A Fossombrone, ospiti del Duca
A meno di 20 chilometri da Isola del Piano, c?è Fossombrone, antica cittadina con un centro storico di rara bellezza e che fu residenza dei duchi di Urbino. ?Forum sempronio?, questo il nome di quando era municipio romano, è da sempre un punto di comunicazione importante. Distrutta dai Goti, fu concessa da Ottone IV agli estensi, attraverso i quali passò alla Chiesa.
Le vicende che seguirono videro Fossombrone divenire prima territorio dei Montefeltro e, dal Seicento, tornare a far parte dello Stato Pontifico. Molti i monumenti degni di nota. Su tutti la Cattedrale settecentesca in stile neoclassico, a pianta basilicale, divisa in tre navate, e decorata all?interno con opere pittoriche del Guerrieri e del Ridolfi. Poi il palazzo vescovile, decorato in bugnato fiorentino e con un bel cortile interno, il museo civico Vernarecci, la Quadreria Cesarini e la Pinacoteca comunale. Tra le specialità gastronomiche, i cappelletti, la crescia, il ciambellone, gli straccadenti (cantucci) e, tra i vini, il Bianchello del Metauro.
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