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“La nostra adozione? Un calvario”

La lettera di una coppia in attesa di adottare da due anni e la risposta del Cea, uno dei due coordinamenti degli enti autorizzati

di Benedetta Verrini

Con una lettera-denuncia inviata ai direttori di tutti i maggiori quotidiani italiani, alla Commissione Adozioni e ai ministri Castelli e Prestigiacomo, una coppia di aspiranti genitori adottivi ha esposto la propria situazione. I motivi di esasperazione riguardano la lunga attesa per un abbinamento con l’Ucraina.

Nella lettera la coppia racconta che, pur avendo conferito l’incarico per l’adozione in Ucraina ad un ente autorizzato nel luglio del 2003, a distanza di due anni la pratica non avrebbe ancora ottenuto un numero di protocollo. Gli scriventi, inoltre, aggiungono che nè la Cai nè il loro ente autorizzato, nonostante innumerevoli richieste via lettera e telefoniche, hanno saputo fornire i motivi di questa attesa.
Nella conclusione della lettera la coppia esprime la propria frustrazione nell’assistere “alla conclusione dell’adozione o comunque alla partenza per l’Ucraina da parte di coppie che hanno conferito l’incarico dopo di noi ed addirittura all’interno del nostro stesso ente”.
“Ci sono coppie di serie A e coppie di serie B o enti di serie A ed enti di serie B?”, si domandano i coniugi, lamentando di non aver avuto riscontri concreti nè una presa in carico del loro caso dalla Commissione adozioni. “E’ questo il trattamento che dobbiamo ricevere per aver scelto un gesto così lodevole come quello dell’adozione che rischia di diventare un vero e proprio calvario?”.

A queste domande e alla lettera nel suo complesso, dà oggi una risposta il CEA, uno dei coordinamenti degli enti autorizzati alle adozioni.
Ecco il comunicato:


Come purtroppo accade frequentemente la lettera dà per scontato che il minore in Istituto stia solo aspettando la coppia scrivente come la sua unica soluzione.

Certo è interesse supremo del minore avere una famiglia, ma spetta all’autorità straniera decidere quale coppia dovrà occuparsi dei loro bambini, e sembra che per ora l’autorità Ucraina abbia, (per motivi che non deve giustificare ad un Paese straniero e tanto meno a cittadini stranieri -la coppia in questione), effettuato la scelta di non protocollare la domanda di adozione.

Iniziative tendenti a favorire l’iter adottivo per i cittadini italiani devono e possono essere intraprese esclusivamente attraverso le istituzioni italiane competenti (ministero degli esteri-Cai) e non certo da un ente autorizzato.

Nel caso ucraino la Cai poi è perfettamente edotta circa le difficoltà esistenti ed interverrà se e quando lo riterrà diplomaticamente opportuno. Ricordiamo che il diritto internazionale ha delle regole e che queste non possono essere infrante dall’esasperazione delle aspettative della coppia.

Non va dimenticato che l’approccio di prendere più bambini possibile, magari con decreti limitativi e selezionatori dei minori per età, sesso e razza è già stato duramente censurato da alcuni Paesi: questa, ancora una volta lo ricordiamo, è la strada per far chiudere l’adozione all’Italia (Romania insegna!!).

Se poi vogliamo affrontare il problema dei diritti dei minori nei vari Paesi vorremmo spostare l’attenzione verso le numerose iniziative di contrasto all’abbandono intraprese dagli enti: iniziative spesso poco appetibili e poco considerate dalle coppie.

Circa la correttezza dell’ente demandiamo alla Cai gli opportuni approfondimenti e verifiche ma ci sembra oggettivamente impossibile attribuire ad essa la responsabilità degli atti omessi da parte di una autorità straniera.

Se la coppia avesse un po’ più approfondito la tematica saprebbe che vi sono momenti di crisi dei rapporti, in termine di adozioni, tra i vari Paesi, e che l’Ucraina è in questo momento proprio n questa situazione, avendo tra l’altro deciso di fissare solo tre coppie al mese per ogni ente: e questo toglie il dubbio sulla serie A e B degli enti.

Un’ultima osservazione sull’aver scelto un gesto “così lodevole” che al di là dell’auto incensamento rivela la non comprensione del principio fondante della Convenzione dell’Aja recepita dal nostro ordinamento giuridico con la legge 47698 che è la dichiarazione di disponibilità firmata dalla coppia in Tribunale all’inizio dell’iter e la messa a disposizione delle proprie persone per aiutare come famiglia un minore in stato di abbandono, se e quando l’autorità straniera lo dovesse ritenere opportuno.

La scelta dell’adozione risponde, il testo della lettera lo conferma, ad un legittimo desiderio di avere figli che non è assolutamente un diritto; inoltre rabbrividiamo all’idea di come un domani al bambino possa essere spiegato dai suoi futuri genitori, un giorno, questo lodevole gesto.

CEA

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