Formazione

Cara scuola puzzi di vecchio

Immigrazione, bilancio del meeting di Loreto. Duro j’accuse degli calabriniani: «Che senso ha insegnare l’identità nazionale a 280mila stranieri?»

di Carmen Morrone

Sui banchi delle scuole elementari e medie italiane siedono ogni giorno 282.683 alunni di origine straniera. Questi ragazzi costituiscono il futuro della seconda generazione di immigrati. Un futuro che prima di tutto si dovrebbe coltivare a scuola. Purtroppo, però, programmi e pedagogia non sembrano essere adeguati soprattutto ai fini di un?efficace integrazione. L?allarme lo ha lanciato padre Beniamino Rossi, presidente dell?Agenzia Scalabriniani per la cooperazione allo sviluppo. «La scuola europea è forse l?unica istituzione transnazionale a mantenere la propria specificità nei vari Paesi», esordisce padre Beniamino, che poi aggiunge: «Siamo ancora fermi a una concezione tipicamente ottocentesca orientata alla creazione di un?identità nazionale, una concezione che viene applicata anche alla seconda generazione di immigrati mentre di fatto viviamo in una società completamente multiculturale». L?occasione per lanciare questa denuncia è stato il convegno Minori stranieri in Europa che si è svolto durante il Meeting internazionale sulle migrazioni organizzato dagli Scalabriniani e che si è concluso il 31 luglio scorso a Loreto. Una riflessione che ha coinvolto esperti e studiosi proprio l?indomani delle stragi di Londra in cui, come riportano le cronache, gli attentatori appartenevano proprio alla seconda generazione inglese. In Italia gli stranieri superano i 2 milioni e mezzo di presenze. Di questi 284.224 sono i minori e 282.683 quelli iscritti alle scuole primarie (anno scolastico 2003-2004). «Si è passati dal 1% del 1998, al 2% del 2001, all?odierno 3,5% di scolari di origine straniera. Tra questi si riscontrano insuccessi, ritardi e difficoltà di inserimento. Sono quindi da ripensare i programmi e gli strumenti pedagogici per l?accoglienza e l?integrazione», afferma padre Beniamino, che punta il dito contro una certa politica scolastica. «Accanto allo sforzo di aggiornamento del corpo insegnante e l?impegno del volontariato, mancano le risorse finanziarie per l?integrazione scolastica, una sottovalutazione che sconteremo nei prossimi anni». Al Meeting ha portato la sua esperienza Catherine Withol de Weden del Centre d?etudes et recherches internationales di Parigi. La Francia infatti è stata teatro di una massiccia immigrazione, soprattutto dall?area del Maghreb, tanto che nelle scuole francesi più del 5% degli alunni è d?origine straniera (Rapporto Caritas Migrantes 2004). «I figli di questi immigrati sono francesi a tutti gli effetti ma non considerati tali», afferma la Withol de Weden. «Per eliminare atteggiamenti discriminatori il sistema scolastico francese», ha spiegato la studiosa, «ha ideato curricula e anagrafiche in cui, a differenza della norma, non si specifica, ad esempio, il quartiere di provenienza dell?alunno».


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