Non profit

Pena di morte: la retromarcia di Benetton

L'azienda rifonderà le famiglie delle vittime dei condannati alla capitale

di Gabriella Meroni

La Benetton chiederà scusa e donerà 50.000 dollari al Fondo per il Risarcimento alle vittime del crimine in Missouri, a riguardo la campagna pubblicitaria contro la pena di morte lanciata dall’azienda italiana di Ponzano nel gennaio del 2000. Si chiude cosi la causa intentata dallo Stato del Missouri per la realizzazione della campagna “We, on death row” realizzata dal celeberrimo fotografo Oliviero Toscani. Peraltro Toscani stesso all’epoca del lancio disse che l’intento della campagna era quello di “sensibilizzare le persone rispettabili che si pensano di avere il diritto di rimanere indifferenti a un dibattito in cui uomini e donne in carne e ossa, siano trattati come personaggi virtuali come quelli dei videogiochi”. L’obiettivo della campagna stessa era quello di sensibilizzare le persone ad una situazione reale ed usarla come nuovi stimoli di comunicazione commerciale che potesse scardinare i muri d’indifferenza sociale e contribuire ad innalzare i livelli di coscienza universali. “Non importa se sono giovani o vecchi, bianchi o neri, arroganti o angosciati, magri o grassi, pentiti o meno, sorridenti o tristi, sani o malati, sono tutti colpevoli di fronte alla legge umana – recitava lo slogan della campagna Benetton – Molti hanno le braccia conserte, uno legge una Bibbia, mentre altri indossano degli occhiali. La maggior parte di questi guardano verso la macchina fotografica, dichiarando, nonostante tutto, il proprio diritto ad esseri umani”.


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