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Carrette del mare, l’Italia dice basta

Un accordo tra associazioni e Confindustria dispone l’immediata dismissione delle vecchie petroliere

di Benedetta Verrini

Subito al bando le carrette del mare. È questo l?ultimo provvedimento adottato dal ministro dell?Ambiente uscente Willer Bordon, che la settimana scorsa ha sottoscritto un protocollo d?intesa volontario con sindacati, Confindustria, Wwf e Legambiente. Tra i punti qualificanti dell?accordo c?è il pensionamento definitivo di petroliere e chimichiere (le navi per il trasporto di sostanze chimiche inquinanti) quattro anni prima della scadenza fissata dalle direttive Ue. «È un grande progresso nella prevenzione dei disastri e dell?inquinamento dei nostri mari, soprattutto per la parte in cui stabilisce il divieto di transito nelle Bocche di Bonifacio» dice Gaetano Benedetto, responsabile delle relazioni istituzionali del Wwf.

Due mesi fa, Legambiente e Wwf avevano lanciato l?allarme: un milione di barili di petrolio versati nel Mediterraneo in un anno per le sole operazioni di routine (come il lavaggio delle cisterne). Una forma d?inquinamento intollerabile, ulteriormente aggravata dagli incidenti sempre dietro l?angolo, vista la cattiva manutenzione delle petroliere, che in 20 anni ha causato il riversamento nei mari di due milioni e 400mila tonnellate di petrolio. Da qui le associazioni ambientaliste sono partite per un tavolo di confronto con armatori, industriali e sindacati al ministero dell?Ambiente, che ha condotto alla stesura di questa intesa. «Un documento senz?altro migliorativo rispetto alle direttive europee, che prevedevano la dismissione delle carrette del mare solo entro il 2007» spiega Benedetto. «Nel nostro Paese la messa al bando delle petroliere viene anticipata di quattro anni e quella delle chimichiere partirà un anno dopo la liberalizzazione del mercato». Il divieto di passaggio attraverso lo stretto di Bonifacio, poi, è considerata la vera conquista del documento, «Perché a livello internazionale non si voleva creare un precedente: se si poneva una tale condizione per Bonifacio, perché non anche per il Bosforo e altre zone sensibili (ma economicamente strategiche) della terra?» continua Benedetto. «Alla fine, la soluzione è stata quella del condizionamento del mercato: Federchimica e Unione petrolieri Italiani contrattualizzeranno solo percorsi diversi rispetto a quello dello stretto. In altre parole, i contratti stipulati con le imprese italiane obbligheranno i trasportatori a non passare attraverso Bonifacio».
In questo modo, non sono stati posti divieti internazionali ma solo un codice di buona condotta ad uso delle imprese italiane. L?intesa raggiunta, che si mette in linea con la legge 51/2001 recante ?Disposizioni per la prevenzione dell?inquinamento derivante dal trasporto marittimo di idrocarburi e per il controllo del traffico marittimo?, lascia comunque aperte alcune questioni piuttosto delicate. «Come la direttiva sulla Laguna di Venezia, su cui pendono quattro ricorsi amministrativi» dice il rappresentante del Wwf. «E non si è arrivati a un accordo nemmeno rispetto alla nostra richiesta di differenziare i porti, prevedendo chiusure nelle aree più sensibili, come Ravenna o Porto Torres». Info: www.wwf.it;
www.legambiente.com

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