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„Jetzt haben Sie es in der Hand“. Cioè?

Il Presidente della Repubblica tedesca, Horst Köhler, ha deciso: elezioni il 18 settembre prossimo. Cambia la Germania e non solo...

di Riccardo Bagnato

Ora tocca a voi. Così Horst Köhler, presidente della Repubblica tedesca ieri sera alla TV, quando allo scadere dei ventun giorni necessari per ratificare la sfiducia al governo Schroeder, ha annunciato che sì: “Oggi ho sciolto il quindicesimo parlamento tedesco e indetto nuove elezioni per il 18 settembre” e rivolgendosi al popolo tedesco ha aggiunto “Jetzt haben Sie es in der Hand”. Ora avete il Paese nelle vostre mani.

Angela chi?
Oggi, però, aprendo i giornali, si scopre che ieri in Germania sembra non essere successo nulla: né Repubblica, né il Corriere della Sera parlano del fatto. Solo La Stampa e il manifesto dedicano chi un articolo, chi un’interessante intervista a quanto sta succedendo nel Paese da 80milioni di abitanti, a uno dei pochi paesi di un certo peso che si sono opposti alla guerra in Iraq (ricordate? Il secondo mandato a Gerhard Schroeder fu conquistato soprattutto per questa scelta), e che da qualche anno fa il bello e il cattivo tempo in seno all’Onu (per un seggio permanente) e all’Unione europea (insieme alla Francia).

Il ritorno di Oskar il rosso
Sul tavolo da gioco della politica tedesca ci sono però ancora molte carte da giocare. I contendenti del 18 settembre sono: Angela Merkel, favorita dai sondaggi (CDU/CSU – Cristiano Democratici), e Gerhard Schroeder (SPD, Socialdemocratici). Ci sono poi i partiti più piccoli: i Gruenen (Verdi, alleati dei socialdemocratici) e la Fdp (Liberali, alleati della CDU/CSU), ma anche alcune vecchie o vere “novità”: da un lato formazioni neonaziste come DVU o NPD forti soprattutto nella ex Germania dell’Est, dall’altro una nuova coalizione guidata dal dissidente Oskar Lafontaine (ex segretario della SPD e Ministro nel primo governo Schroeder) e Gregor Gysi ex PDS (ex Sed, partito comunista al tempo del regime). Quest’ultima, la LinksPartei (Il partito di sinistra) mirerebbe a spostare il baricentro delle politiche sociali verso le fasce più deboli contro la riforma dello stato sociale voluta dal governo Rosso-Verde, e a recuperare quel malcontento sociale che, per strane alchimie della politica, sembra oscillare fra estrema destra ed estrema sinistra.

La Germania e la guerra in Iraq
E nel caso vincesse la CDU/CSU, come cambierà la posizione della Germania nei confronti della guerra in Iraq? E quale ruolo giocherà la nuova Germania nell’Unione europea?

La recente visita del segretario della CDU a Parigi e le dichiarazioni positive che la Merkel ha rilasciato parlando del mercato del lavoro nel Regno Unito sono certamente una prima risposta al secondo quesito. La formula economica con cui la CDU/CSU si presenta alle elezioni è d’altra parte esplicativa, semplice e forse un po’ semplicistica, ma incisiva: “tre volte 40″, ovvero 40% il livello di tassazione da raggiungere, 40% di presenza del pubblico nel mercato e il 40% di finanziamenti pubblici al mercato del lavoro.

Rimane tuttavia da capire, nella pratica, come e insieme a chi si collocherà la Germania targata Merkel la quale, c’è da scommetterci, in ossequio al suo maestro politico, Helmut Kohl, avrà comunque particolare cura del rapporto con la Francia… di Sarkosy.

Ma ciò che più importa, ora e nei mesi successivi, proprio in previsione di un’elezione di un Paese non belligerante, di un Paese che per motivi storici e politici ha deciso di non partecipare alla guerra in Iraq, che ha eletto il suo ultimo Cancelliere proprio in funzione di questa scelta, ma che si espone suo malgrado all'”effetto Spagna” (e che quindi non può ignorare la minaccia terroristica come elemento di destabilizzazione politica), ciò che importa capire di questo Paese, dicevo, è la posizione che il suo probabile neo Cancelliere prenderà nei confronti della guerra in Iraq.

Intanto, però, Francia e Germania siglano un accordo-quadro transfontraliero che permetta di facilitare l’intervento dei soccorsi d’urgenza e la presa in carica delle cure dalle due parti della frontiera franco-tedesca. Parallelamente Angela Merkel propone che l’esercito si affianchi alla polizia per la lotta contro il terrorismo, si batte contro l’ingresso della Turchia nell’Unione europea, avvicinandosi così alle posizioni francesi, ma allontanandosi da quelle di Schroeder.

E se non cambiasse nulla? Gli ultimi sondaggi
Tanto più che i sondaggi più recenti segnano un continuo calo di consensi per l’attuale opposizione. Secondo l’istituto Infratest Dimap (per il canale televisivo Ard) pubblicato ieri l’opposizione è scesa sotto il 50%. E’ la prima volta da quando, il 22 maggio, il cancelliere Gerhard Schroeder ha invocato le elezioni anticipate in seguito ad una cocente sconfitta elettorale. I cristiano-democratici (la Cdu di Angela Merkel e il partito-fratello, la bavarese Csu) raccolgono secondo l’istituto il 42%, che sommato al 7% dei liberali (Fdp) consegnerebbe all’attuale opposizione il 49% dei voti.

A sinistra dell’arco costituzionale, i socialdemocratici di Schroeder (Spd) raccolgono il 27% delle preferenze, gli alleati Verdi il 9% e una nuova formazione di sinistra, la Linksbuendnis (alleanza di sinistra) sale ancora, dall’11% al 12%. Un bottino di voti del 48% che può seriamente insidiare l’alleanza di Merkel, sinora data per favorita. Le proiezioni di Infratest Dimap offrono ai tre partiti di sinistra un incentivo ad una improbabile coalizione: della Linksbuendnis fanno parte, infatti, i postcomunisti della ex Ddr (Pds), da poco ribattezzati Partito della sinistra (Linkspartei) e la Wasg (Alternativa elettorale per il lavoro e la giustizia sociale), una costola dissidente della Spd. I due leader di questa formazione – rispettivamente Gregor Gysi e Oskar Lafontaine – hanno già annunciato di non volersi coalizzare con Schroeder.

Altri due sondaggi recenti danno indicazioni simili. Per il ‘Politbarometer’ del canale televisivo Zdf (realizzato dal Mannheimer Forschungsgruppe) i cristiano-democratici sono scesi, ma un po’ meno, al 43% e l’Fdp raggiunge il 7% dei voti. L’opposizione totalizzerebbe, secondo queste proiezioni, il 50% dei voti. L’altro schieramente otterrebbe il 46% (26% all’Spd, 10% ai verdi e la nuova sinistra il 10%).

Un ultimo sondaggio, realizzato dall’istituto Emnid per l’emittente N24, dà la Cdu/Csu al 43%, l’Fdp al 7%, l’Spd al 27%, i Verdi all’8% e la Linksbunednis al 12%. L’attuale opposizione vincerebbe di stretta misura con 50% a 47%.

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