Non profit

Botta e risposta sui CSV

I Centro di servizio sono solo stanze di potere? I numeri dicono altre cose

di Redazione

Desidero rispondere alla lettera di Piero (Vita del 15/7) sulla fallita manifestazione dei volontari a difesa dei fondi ai Centri di servizio, il 21 giugno scorso a Roma: meno di cento persone, dopo l?annunciata partecipazione, da parte del Forum del terzo settore, di migliaia di manifestanti. Noi volontari non siamo affatto sorpresi. Chi rappresentano e a chi offrono realmente servizi, questi Centri, macchine burocratiche a volte colossali, che garantiscono stipendi a centinaia di dipendenti e consulenti? Il volontariato si rivolge davvero ai Centri di servizio per essere aiutato nel proprio operato? A quali progetti sono stati finora assegnati i fondi? A quali associazioni? Nessuno, mi pare, ha mai svolto un?accurata inchiesta in proposito, chiedendo fatti alle associazioni del territorio, soprattutto a quelle più piccole, ma attive. Hanno avuto aiuti? Servizi? Fondi? Informazioni? Le sorprese – e le amarezze, ve lo assicuro – sarebbero molte! Caro Piero, per i volontari, quelli veri, i Centri di servizio oggi sono nuove stanze del potere, per una distribuzione non trasparente e non verificata dei fondi che, tradotti in soldoni, si possono quantificare in milioni di euro. Se venissero smantellati, a favore un finanziamento diretto a progetti del volontariato di provata qualità e utilità per la gente, pochi, ti assicuro, piangerebbero. Serena Frascaroli Arciragazzi – Bologna Volentieri rispondo alla lettera di Serena Frascaroli. La pluralità delle opinioni è cosa legittima e utile per permettere ai lettori di capire meglio e farsi un?opinione. Innanzitutto la manifestazione del 21 giugno per me è stata un successo per vari motivi: è stata promossa e ha visto la presenza delle rappresentanze nazionali di numerose organizzazioni di volontariato, direi la quasi totalità delle federazioni, coordinamenti e organizzazioni di volontariato nazionale; c?erano presenti in piazza circa 250-300 persone (dati questura), non pochi per una iniziativa convocata in 10 giorni e in giorno feriale per poter intercettare i gruppi parlamentari nel momento decisivo; numerosi gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione hanno incontrato una nutrita delegazione, discutendo insieme del tema. Infine l?esito della votazione sull?art. 26 del ddl C 5736 di giovedì 30 giugno, che ha visto la cancellazione dell?articolo, come da noi richiesto, con 344 voti a favore, 1 contrario, 4 astenuti; il dibattito in aula, disponibile nel resoconto stenografico del Parlamento su www.centriserviziovolontariato.it dimostra come il lavoro nazionale e locale del volontariato abbia lasciato un segno e abbia colto l?attenzione dei parlamentari. Certamente, come qualcuno ha affermato, si poteva fare di più e meglio. Io sono pronto a imparare, ma meno male che qualcuno si è mosso, magari anche commettendo qualche errore, ma facendo; altri probabilmente sono stati a guardare e ora giudicano. Ma veniamo al contenuto vero della lettera: cosa fanno i Csv. Ci sono i rapporti annuali di Csv.net (il loro coordinamento), disponibili sul sito già indicato, che documentano l?attività e la composizione dei Csv in Italia. Riporto qui qualche sintetico dato, per ricordare: 77 Csv in Italia, 334 punti di servizio, più di 4.500 organizzazioni di volontariato socie. Nel 2003 sono state realizzate 98mila prestazioni di servizi offerte a 38mila soggetti di cui l?87% volontariato: 1.851 iniziative di formazione per quasi 50mila volontari, sostegno logistico (utilizzo del computer, prestito di attrezzature, strumenti e materiali, utilizzo di spazi e sale per attività, recapito e sede delle associazioni) a 10mila organizzazioni, quasi 2mila iniziative di promozione del volontariato, 1.400 progetti di volontariato sostenuti economicamente con un impegno di quasi 11 milioni di euro, 53mila prestazioni di informazione e consulenza di sportello per aspetti amministrativo-giuridiche-fiscali, ma anche organizzativo, formativo, di raccolta fondi, ? In realtà poi ci sono almeno 12 bilanci sociali di Csv che in Italia hanno incominciato ad utilizzare questo strumento, oltre alle relazioni annuali e ai consuntivi presentati ufficialmente da tutti i Csv ai Comitati di gestione organi di controllo per legge. C?è in verità anche una ricerca commissionata qualche anno fa dall?Acri – Associazione delle fondazioni di origine bancaria (quelle che per legge ci mettono i soldi) all?Irs (ente di ricerca diretto da Emanuele Ranci Ortigosa) con un comitato scientifico di tutto rispetto (Carlo Borzaga, Ugo Ascoli e Ivo Colozzi). Purtroppo l?Acri non ha mai pubblicato tale ricerca. Dai focus group svolti sul territorio nazionale emerge che la conoscenza dei Csv da parte delle associazioni di volontariato va da un minimo del 67% a un massimo del 99; l?utilizzo da un minimo del 33% a un massimo del 71; la soddisfazione da un minimo di 8 a un massimo di 8,7 in una scala da 1 a 10. Marco Granelli, presidente di Csv.net

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