Economia

Sinistra, io mi vergogno

Parla Nerio Nesi: «così è stato tradito lo spirito cooperativo»

di Ettore Colombo

Nerio Nesi non è solo un?influente parlamentare della sinistra italiana (ieri del Pdci, oggi dello Sdi) ma anche e soprattutto un ex importante. Per oltre dieci anni, infatti, quando faceva parte del Psi, o meglio della sinistra socialista, della Bnl è stato influente presidente. «Adriano Olivetti si rivolterebbe nella tomba a leggere i giudizi di Fassino sui palazzinari alla Ricucci uguali agli imprenditori nel creare ricchezza! Eppure sia io che Fassino siamo cresciuto nella Torino operaia, oltre che nel Pci, una città dove gli operai presero le armi per difendere l?azienda Fiat, contro i tedeschi, pur sapendo benissimo che alla fine della guerra l?avrebbero dovuta riconsegnare al padrone». «Per fortuna», sospira parlandone con Vita a cuore aperto, «non tutti, dentro l?Unione, la pensano allo stesso modo». Nesi, che della finanza come dell?economia è oggi un attento osservatore ma che ieri ne è stato un importante protagonista (l?eponimo di ?banchiere rosso? toccò a lui, per primo) non ha dubbi: «La cooperazione, per come l?hanno pensata i costituenti, si regge sulla solidarietà degli associati e si differenzia proprio per il suo regime e le agevolazioni che ha da parte dello Stato sia dalle società per azioni che dalle aziende pubbliche in quanto tali. Utilizzare il capitale comune della cooperazione per operazioni finanziarie senza costrutto e prive di piano industriale vuol dire mettersi fuori dalle regole di questo mondo». Naturalmente Nesi la colpa culturale principale che sta dietro quello che ritiene un vero e proprio ?scandalo? economico-finanziario, la vede nel berlusconismo e nel suo motto-virus che ha iniettato nel Paese, il famoso ?arricchitevi? ma ciò non toglie che – da buon vecchio banchiere esperto di cose di mondo – non abbia elaborato una ?strategia di riserva?: «Agli amici del Banco di Bilbao ho consigliato di non cedere il loro 30% di quote, che vuol dire eleggere consiglieri di minoranza e quindi tutelare al meglio i propri interessi. Loro avevano un preciso disegno industriale, avrebbero fatto una banca del Mediterraneo. Il piano industriale di Unipol mi sfugge. Temo per il futuro stesso di Bnl».


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