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Staminali: su Blood i risultati di una ricerca finanziata dalla Fism

Le cellule staminali mesenchimali possono ridurre il danno causato dalla sclerosi multipla, intervenendo sui meccanismi che la causano

di Antonietta Nembri

I risultati di uno studio finanziato dalla Fism (Fondazione Italiana Sclerosi Multipla) e pubblicato online dalla rivista Blood dimostrano che le cellule staminali presenti nel midollo osseo degli individui adulti riescono a rendere inattivi i linfociti T che sono all?origine dei danni nei confronti della mielina, causa della sclerosi multipla. E? la prima volta che vengono utilizzate cellule staminali di questo tipo, che hanno il vantaggio di essere facilmente prelevabili (con biopsia osteo-midollare) e riproducibili in vitro.

In uno studio sui topi, in uscita a settembre su Blood (al momento disponibile online) e finanziato dalla Fism, dall?Istituto Superiore di Sanità e dalla Fondazione Carige, è stato dimostrato, per la prima volta, che le cellule staminali mesenchimali (presenti nel midollo osseo degli individui adulti) riescono a rendere inattivi i linfociti T, riducendo la loro aggressione nei confronti del rivestimento delle fibre nervose (la cosiddetta mielina) e determinando, di conseguenza, un sensibile miglioramento nel modello sperimentale animale di sclerosi multipla (la cosiddetta encefalite autoimmune sperimentale).

Le cellule staminali mesenchimali, iniettate endovena in topi malati, vanno a localizzarsi preferenzialmente negli organi periferici dove i linfociti vengono istruiti, gli organi linfoidi. In tale sede, le cellule staminali mesenchimali impediscono l?attivazione linfocitaria attraverso l?inibizione della produzione di citochine pro-infiammatorie (sostanze in grado di danneggiare la mielina) e della migrazione degli stessi linfociti dentro cervello.
Va ricordato, infatti, che nella sclerosi multipla, così come nel modello animale sperimentale di riferimento, il sistema immunitario va ad aggredire la mielina del cervello. Questa azione è condotta da cellule circolanti nel sangue, chiamate linfociti T, che entrano nel sistema nervoso centrale per attaccare il rivestimento delle fibre nervose.

La studio è stato condotto da un gruppo di ricercatori dell?Unità di Neuroimmunologia del Dipartimento di Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica dell?Università di Genova, del Centro di Eccellenza per la Ricerca Biomedica dell?Università di Genova e del Dipartimento di Ematologia dell?Ospedale San Martino di Genova, coordinato dal dott Antonio Uccelli.

?Questo lavoro – dichiara il dottor Antonio Uccelli, responsabile dell?Unità di Neuroimmunologia del Dipartimento di Neuroscienze dell?Università di Genova – ha dimostrato, per la prima volta, le notevoli capacità delle cellule staminali mesenchimali d?interferire con i meccanismi coinvolti nelle patologie autoimmuni ed in particolare nella SM. La somministrazione endovena di cellule staminali mesenchimali in topi affetti da Encefalite Autoimmune Sperimentale ha portato ad un significativo miglioramento dei sintomi della malattia e alla contemporanea riduzione dell?infiammazione e della demielinizzazione nel sistema nervoso centrale?.

?La novità di questo studio ? commenta il Prof. Gianluigi Mancardi, direttore della II Clinica Neurologica del Dipartimento di Neuroscienze dell?Università di Genova, – è di aver impiegato un tipo di cellule staminali mai utilizzate prima d?ora, presenti nel midollo osseo in bassa frequenza, ma ottenibili attraverso un semplice prelievo di midollo osseo tramite agoaspirato ed espandibili in coltura in vitro fino ad un numero tale da poter essere somministrato ai pazienti E? chiaro che, nonostante le grandi speranze per questo tipo di terapia, è necessario verificarne in primo luogo la sicurezza e ovviamente l?efficacia nei malati di sclerosi multipla ?.

Nel midollo osseo le cellule staminali adulte si localizzano nel midollo dove forniscono l?impalcatura per la maturazione delle cellule in grado di generare le varie linee del sangue, (globuli bianchi, globuli rossi e piastrine) meglio conosciute come staminali ematopoietiche. Quest?ultime sono già state impiegate in recenti studi clinici, con risultati molto promettenti, per reintegrare le perdite di globuli bianchi e piastrine dovute all?effetto di intensa immunosoppressione nella SM. E? stato inoltre dimostrato che le ?mesenchimali?, in particolari circostanze, potrebbero differenziarsi in cellule del cervello o fornire un sostegno alle cellule cerebrali danneggiate. Pertanto è possibile ipotizzare che le cellule staminali mesenchimali possano sia modulare la risposta autoimmune sia riparare, almeno in parte, il danno.

?Le cellule staminali mesenchimali ? prosegue il dott. Uccelli – posseggono tra l?altro la particolare capacità di sfuggire all?attaco del sistema immunitario anche quando iniettate in un soggetto non compatibile. Tali proprietà hanno già permesso l?utilizzo nell?uomo delle cellule staminali mesenchimali in soggetti affetti da malattie ematologiche sottoposti a trapianto di midollo da donatore allogenico, cioè non compatibile. E? possibile credere che nell?arco di pochi anni si possa iniziare uno studio per valutare l?azione di queste cellule anche in malati di sclerosi multipla nella speranza che queste cellule possano bloccare il processo di aggressione della mielina e, in contemporanea, contribuire alla riparazione del danno?.

Si tratta in entrambi i casi di cellule staminali ottenibili nell?individuo adulto che aprono speranze su nuove forme e modalità di utilizzo di elementi per definizione ?originari?, ?precursori? dalle grandi potenzialità, nella terapia della sclerosi multipla.
L?Associazione Italiana Sclerosi Multipla e il Comitato Scientifico della Fism guardano con particolare interesse questo studio perché ritengono che potrebbe aprire una nuova strada nel trattamento della SM e di altre malattie autoimmuni nell?uomo. Dal 1986 l?Aism, attraverso la sua Fondazione, ha finanziato progetti di ricerca, borse di studio e servizi centralizzati per i ricercatori con uno stanziamento di oltre 13.000.000 di euro, pari al 70% dei finanziamenti complessivi sulla sclerosi multipla.

Ogni anno la Fism mette a disposizione dei ricercatori un bando per almeno un milione di euro. Grazie a questi finanziamenti si è formato in Italia un gruppo di ricercatori specificatamente dedicati alla Sclerosi Multipla e coinvolti attivamente a livello internazionale nell?ampiamento delle conoscenze sulla malattia. Sono 58 i progetti di ricerca e 12 le borse di studio supportate da Fism. A oggi sono oltre 500 i ricercatori, borsisti, tecnici e biologi che operano con i finanziamenti della Fism, nell?ambito dei vari gruppi di ricerca.

Che la speranza di una cura della sclerosi multipla possa arrivare proprio dalla ricerca sulle cellule staminali lo conferma la pubblicazione su Nature, proprio in questi giorni, dei risultati di un?altra ricerca finanziata dalla Fism e portata avanti dai ricercatori dell?Unità di neuroimmunologia del Dibit al San Raffaele, sotto la direzione del dott. Gianvito Martino.
Lo studio condotto sui topi affetti da una forma particolare di sclerosi multipla chiamata recidivante-remittente, ha dimostrato come le cellule staminali adulte neurali ?uccidano? le cellule del sangue che causano lo stato infiammatorio e ?risparmino?, invece, le cellule sane presenti nei tessuti nervosi infiammati.

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