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Fisco & non profit, rapporto difficile

A pieno regime anche in questa prima metà del 2005 l’attività ispettiva del Fisco sulle organizzazioni non lucrative

di Benedetta Verrini

Pagare un rimborso spese a un volontario è stato fatale per alcune onlus in Emilia Romagna e in Liguria: il Fisco ha equiparato l?operazione a una forma di «distribuzione del patrimonio» e ha disposto la cancellazione dall?Anagrafe. Un caso limite, che la dice lunga sull?impatto dell?attività ispettiva fiscale nel mondo delle onlus. Le Direzioni regionali delle Entrate sono state in piena attività anche in questi primi sei mesi del 2005: l?obiettivo è il controllo sistematico di tutti i soggetti iscritti dal 1998 al 2003, per poi passare alle nuove iscrizioni. Vita ha affrontato la questione, in termini diversi e non programmati, con Salvo Pettinato, avvocato tributarista e membro dell?Agenzia per le onlus, e con Valeria La Paglia, che nell?Agenzia coordina il gruppo di lavoro impegnato nell?estensione dei pareri sulle cancellazioni. Come è noto, nel 2004 questo pool ha evaso un?imponente mole di richieste di parere (1.215), a fronte delle quali ha emesso 809 pareri formali. Meno noto è forse il fatto che gran parte di questi, quasi 700, hanno riguardato proposte di cancellazione degli enti da parte del Fisco. Ancora meno noto è che quasi una volta su dieci l?Agenzia per le onlus ha dato parere negativo (seppur non vincolante) alla cancellazione. Dunque, sulla questione ispezioni, un problema c?è. Prima di tutto di natura ?culturale?: «L?attività accertativa ?classica? che il Fisco può mettere in atto nei confronti del non profit ha poco senso», afferma Pettinato. «Prima di tutto perché essa presuppone sempre un?evasione, e poi perché utilizza una dialettica tecnica strettamente ancorata a dati econometrici. Con questo cliché, volto solo a controllare la veridicità delle movimentazioni economiche del soggetto, ipotizzare che Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate possano occuparsi adeguatamente della valutazione del carattere sociale, socio-assistenziale e solidaristico delle organizzazioni non profit, porta a grossi rischi di equivoci». «Il maggior numero di pareri in contrasto riguarda l?ambito dell?assistenza», specifica la dottoressa La Paglia. «Ci vengono prospettate cancellazioni per qualunque omissione formale, anche la mancanza dell?acronimo onlus o il fatto di non dichiarare in modo esplicito nello statuto che l?attività è nei confronti di soggetti svantaggiati. In questi casi, anche in considerazione della sostanziale probità dell?ente, suggeriamo al Fisco di richiedere di sanare l?omissione». A volte, però, è la stessa modalità ispettiva a rendere le cose più difficili: sequestro di libri, interrogazioni aggressive, in alcuni casi addirittura richieste d?informazioni alle persone assistite dalle onlus. Per questo, del tutto al di fuori dell?ambito Agenzia onlus, si trova allo studio dell?avvocato Pettinato (che ha già curato la stesura del primo testo della +Dai -Versi), «una proposta legislativa per l?assunzione della qualifica civilistica delle onlus», spiega. «Infatti, quando le onlus smetteranno di essere un concetto di esclusiva appartenenza fiscale e saranno riconosciute a livello civilistico, con un ente di riferimento come l?Agenzia onlus, questi problemi finiranno». L?ultimo intervento ?riparativo? dell?Agenzia onlus ha riguardato le partecipazioni societarie delle onlus. Pare che la posizione del Fisco, inizialmente, fosse di vietare tassativamente qualsiasi tipo di possesso di azioni, pena la perdita della qualifica di ?non lucrative?. Un Atto di indirizzo da parte dell?Agenzia onlus, nel marzo del 2005, ha condotto l?Agenzia Entrate a una Risoluzione (n.83, 30 giugno 2005) molto più ?temperata?: le partecipazioni sono ammissibili, a patto che non siano di tale entità da far assumere alla onlus un ruolo di gestione della società partecipata.


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