Non profit

Quell’insostenibile modo di vivere

Editoriale. «Non cambieremo il nostro modo di vivere»: strana reazione quella con cui i grandi radunati a Gleneagles hanno accolto la notizia della strage terroristica che aveva sconvolto Londra

di Giuseppe Frangi

Una reazione compatta, all?unisono, che ha avuto echi insistiti anche nei giorni successivi, senza differenze di ideologie o di appartenenze politiche. Quel che era stato sulla bocca di Berlusconi al G8 lo abbiamo riascoltato, senza troppe variazioni, dalla bocca di Romano Prodi a poche ore di distanza. Sembrava di riascoltare la versione addolcita e ?nobile? della proterva affermazione di un segretario di Stato americano, il quale all?indomani di un attentato ebbe a dire che l?unica cosa non negoziabile era «lo stile di vita americano»: diversi i toni e l?aggressività, ma tutto sommato molto omogenea la sostanza. Qualcuno in realtà ha notato l?illusorietà un po? patetica di una simile impennata di orgoglio: lo ha fatto Tommaso Padoa Schioppa dalla prima pagina del Corriere della Sera il quale ha concluso un efficace e lucidissimo editoriale con questa affermazione: «Forse i valori di libertà e di democrazia, beni preziosi non solo ?nostri? ma dell?umanità intera, li mette in pericolo proprio la nostra incapacità di cambiare, anche poco, il nostro modo di vivere». C?è come una cecità inquietante, un?ottusità insistita nel non voler capire il significato e la portata delle cose che stanno accadendo. Segnali ancor più gravi perché vengono da coloro che dovrebbero capire meglio e prima degli altri la situazione e saper prendere le decisioni adeguate. Invece l?impressione è quella di una nomenklatura obnubilata, che scappa dalla realtà e non sa far altro che arroccarsi nella retorica. Il risultato di quella miopia abbiamo potuto registrarlo subito: un G8 che pur (finalmente) aveva in agenda alcune delle questioni cruciali per il mondo attuale, si è concluso con una serie di pie intenzioni, tutte come al solito declinate al futuro. Il significato di quanto sta accadendo nel mondo in realtà interpella l?oggi e interpella proprio il nostro modo di vivere. Ne proclama l?insostenibilità ad ogni livello. E chiede urgentemente un ripensamento. Inutile illudersi di vivere su un?isola garantita dalle tensioni che travolgono la stragrande maggioranza degli uomini. Inutile illudersi che uno sviluppo così asimmetrico del pianeta possa essere supinamente accettato ancora per molto da qualche miliardo di persone costrette alla miseria. Inutile illudersi che le risorse della terra siano infinite, che il Pil sia destinato a crescere da qui all?eternità. Il tempo delle bellissime illusioni è scaduto e se l?uomo occidentale non saprà trarre le doverose conclusioni e operare le giuste scelte, se non avrà il coraggio di fare un passo indietro (proprio di ?decrescita? parliamo in questo numero, con l?intervista a Mauro Bonaiuti), ci troveremo prigionieri di un mondo sempre più ingovernabile. E sempre più drammaticamente attraversato da tensioni devastanti. Il pensiero di dover affrontare mari così tempestosi avendo al timone una classe politica inebetita dal proprio tronfio benessere, di certo non ci può tranquillizzare. Aspettiamo con ansia qualcuno che con un minimo di onestà metta fine a questa finzione, che mette a rischio non solo la vita di miliardi di persone lontane, ma ormai anche la nostra. Londra docet.


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