Salute

Sangue infetto, Cittadinanza attiva su sentenza Roma

Soddisfazione del movimento per i diritti dei malati: "Apre la strada ai risarcimenti".

di Giampaolo Cerri

Cittadinanza attiva interviene in merito alla sentenza del Tribunale di Roma che riconosce il ministero della Sanità responsabile del contagio di 351 emofiliaci che hanno contratto epatiti o Aids a causa di trasfusioni di sangue infetto. Sentenza che apre la strada al risarcimento “Ci rallegriamo per questa sentenza”, dichiara Stefano A. Inglese, responsabile delle politiche nazionali del Tribunale per i diritti del malato. Che continua: “soprattutto per il superamento di quanto previsto dalla L. n. 210/92, che prevede, come è noto, solo un indennizzo per quanti hanno contratto infezioni in seguito a trasfusioni da sangue infetto. Un riconoscimento importante che apre la strada, ci auguriamo, allo stesso tipo di esito per molti altri cittadini di questo paese che hanno intrapreso questa stessa strada”. “Sono più di 300, in questo momento, in tutta Italia, i cittadini per i quali è stata avviata da parte del Tribunale per i diritti del malato e di Giustizia per i diritti una procedura legale per il riconoscimento di un risarcimento”. Queste le dichiarazioni di Mariella Cento, legale della rete di Cittadinanzattiva Giustizia per i diritti. Non sono, come è ovvio, i soli italiani ad avere ancora delle pendenze, di tipo legale o burocratico, nei confronti dello Stato italiano su questi temi.. “Si calcola che siano circa 3.000 gli italiani che, pur avendo ottenuto il riconoscimento ad un indennizzo, sono ancora in attesa della liquidazione dello stesso per lentezze da parte della ragioneria centrale del Ministero del tesoro nel rendere disponibili le somme necessarie. Per altri 2.000, pur essendo emersi elementi sufficienti per giungere all’indennizzo, con il riconoscimento del nesso di causalità, non è stato completata ancora la fase finale dell’iter burocratico che conduce alla liquidazione dell’indennizzo”, precisa Inglese. “Infine”, dichiara l’avvocato Cento, “si calcola che siano state presentate in tutto il paese, nelle singole regioni, non meno di 8.000 nuove domande, ovviamente ancora giacenti. Il passaggio di competenze dal Ministero alle regioni, successivo alla pubblicazione del decreto del 26/05/2000, in molte situazioni ha incontrato difficoltà da parte delle amministrazioni regionali legate alla loro inesperienza ed incapacità di far fronte alle diverse fasi per il riconoscimento del diritto all’indennizzo”. Calabria, Campania, Lazio, Molise, Piemonte, Puglia e Veneto hanno così deciso di chiedere al Ministero di appoggiarsi alle sue strutture per l’espletamento, nei prossimi mesi, delle procedure necessarie ad evadere le domande giacenti. Senza contare che il passaggio di competenze non vale per le regioni a statuto speciale come Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Sicilia e per le province autonome di Trento e Bolzano, nelle quali i cittadini dovranno continuare a rivolgersi al Ministero della sanità. “Una storia di ordinaria burocrazia”, conclude Inglese, “una delle tante evidenziate anche dalla Relazione Pit Salute 2000-2001, presentata lo scorso 15 giugno 2001. Solo che dietro i numeri, le percentuali, le cifre da liquidare, le norme nazionali e regionali e gli orpelli burocratici ci sono le sofferenze inenarrabili di migliaia di cittadini che si sono ammalati gravemente mentre pensavano di curarsi, e di famiglie che hanno visto mutare radicalmente la loro vita”.


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