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UE: Brevetti sul software, il voto oggi
Oggi il voto al Parlamento europeo sulla direttiva che dovrebbe sancire la brevettibilità del software. In serata, invece, i gruppi si riuniranno per prendere posizione
di Giulio Leben
Non è dunque il 5, ma il 6 luglio, il giorno per il voto sulla direttiva n. Com (2002) 92 con cui si intenderebbe riformare la politica dei brevetti in campo informatico.
Si fronteggiano, da una parte, la grande industria (Microsoft, Motorola, Nokia, Siemens, Philips, Sony…), dall’altra, le piccole e medie imprese e la comunità «open source» e per il software libero.
Ciò che teme il fronte dell’«open source» è che vengano approvate, con questa direttiva, delle definizioni ambigue e non abbastanza restrittive, tali da consentire la brevettazione di sequenze di codici e algoritmi. Queste sequenze non potrebbero più, in tal caso, essere usate per sviluppare nuovi software senza incorrere – spesso inconsapevolmente – nei divieti della tutela brevettuale.
Per evitare ciò, all’ordine del giorno, ci sono 21 emendamenti con i quali associazioni, aziende e privati cittadini chiedono di modificare la direttiva così come il Parlamento ha già indicato in prima lettura nel settembre del 2003, e così limitare se non azzerare i rischi.
La Commissione Europea, dal canto suo, sta esercitando pressioni affinché i brevetti software siano legalizzati e resi facilmente applicabili in tutta Europa basandosi su un documento scritto dalla Business Software Alliance (BSA); i membri di questa associazione, grandi industrie statunitensi del software, attualmente detengono oltre il 60% dei brevetti software già rilasciati dall’Ufficio Europeo Brevetti (UBE).
Dagli studi economici effettuati, afferma invece la campagna contro i brevetti, non emerge alcuna evidenza che i brevetti sul software portino ad una maggiore produttività, innovazione, diffusione del sapere o siano, in qualche altro modo, vantaggiosi. Non solo, ma l’esperienza delle PMI che operano nei paesi che hanno introdotto l’uso dei brevetti software insegna che vi è un considerevole aumento di costi per spese legali e in molti casi si assiste all’espropriazione piuttosto che alla protezione delle opere prodotte dagli autori di software.
A riscaldare il clima, infine, un’intervista a Pat Cox su La Stampa di ieri, in cui l’ex presidente dell’europarlamento (che attualmente presta consulenza «negli Usa per assistere le imprese americane nei loro rapporti con l?Ue» sic) si è dichiarato favorevole alla direttiva così com’è. «All?Europarlamento» ha dichiarato Cox «un gruppo di deputati presieduto dall?ex premier francese Rocard propone decine di emendamenti che stravolgerebbero la direttiva e renderebbero più difficile la brevettabilità di molte invenzioni».
Sull fronte opposto, Erik Josefsson, responsabile della Foundation for a Free Information Infrastructure sembra ottimista: “Perché le modifiche possano passare dovranno essere presenti 367 membri su 732 e votare per gli emendamenti. Stasera si riuniranno i gruppi per decidere sul voto di domani. Mi sembra che ci sia quanto meno l’attenzione giusta al problema. Speriamo.”
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