Welfare

Carcere, Corte dei Conti: inutile costruire nuovi istituti

Per il 40% dei detenuti la custodia cautelare dura troppo

di Redazione

La costruzione di nuove carceri, la ristrutturazione e l?ampliamento di quelle esistenti assorbono ingenti risorse finanziarie, ma non riescono a migliorare in modo tangibile le condizioni di vita dei detenuti, a causa del continuo aumento del loro numero. Lo sottolinea la Corte dei Conti nella relazione all?indagine su “edilizia penitenziaria: programmi di investimento, di ristrutturazione e di dismissione”. Il sovraffollamento degli istituti di pena ha risentito, negli ultimi anni, rileva ancora la Corte, del tumultuoso aumento dei flussi migratori verso il nostro Paese, provenienti dapprima dall?altra sponda dell?Adriatico (Bosnia, Kosovo, Albania) e poi dal Nord Africa, che hanno contribuito ad aumentare le attività illegali, sia in termini di microcriminalità sia sotto forma di nuove occasioni di profitto per la malavita organizzata. Tale fenomeno si somma a quello preesistente dell?eccessiva durata della custodia cautelare, causata dalle perduranti lungaggini dei processi, che interessa ben il 40% della popolazione carceraria: ne deriva – tra l?altro – anche il precoce deterioramento delle strutture esistenti, che necessitano di continui interventi manutentori. In tale contesto la Corte dei conti si è soffermata particolarmente sui Programmi di costruzione dei nuovi istituti e su quelli di ristrutturazione e dismissione del patrimonio edilizio esistente. Sul primo versante l?Organo di controllo ha espresso giudizi fortemente critici in ordine alla programmazione degli interventi, spettante al Ministero della giustizia e definita in seno ad un Comitato paritetico con il concertante Ministero delle infrastrutture, che gestisce i fondi per la realizzazione dei lavori attraverso i Provveditorati regionali alle OO.PP.. Richiamando precedenti pronunce, rese sia in sede di referto che di controllo, i Magistrati contabili hanno compiuto un lungo excursus fino ai primi anni ?70 – epoca di avvio del piano pluriennale di edilizia penitenziaria, tuttora in corso -, rilevando “l?eccessiva mutevolezza delle scelte programmatiche e la conseguente precarietà delle relative assegnazioni di fondi”. Gli stanziamenti recati dalle leggi n.41 e n.910 del 1986, per complessivi 2600 miliardi di lire, sono stati diluiti fino al 2000 vale a dire in un arco temporale di ben 13 anni, pari a più di tre volte quello originariamente previsto. Decisamente sconcertanti appaiono le vicende – riportate a titolo esemplificativo – concernenti la costruzione in Sicilia delle nuove carceri di Patti e Mistretta che, programmate da oltre 20 anni, entrano ed escono alternativamente dal programma ogni due anni, con storno dei relativi finanziamenti a beneficio dell?una e dell?altra.


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