Mondo

Neanche Tony è perfetto

Parla un esperto della politica africana di Blair.

di Joshua Massarenti

«L?Africa è stata da sempre una priorità per Blair. Penso che questo continente, con tutte le difficoltà che incontra, è apparso come un test fondamentale riguardo le capacità del Labour Party di rimanere fedele alle priorità etiche iscritte nero su bianco nel programma della ?terza via?». Questa è la convinzione di Paul Williams, specialista in politica estera inglese e questioni di sicurezza all?università di Birmingham. Autore di numerosi saggi e libri dedicati all?Africa subsahariana, Williams ha tracciato a Vita un mappa complessiva delle strategie politiche di Tony Blair sin dal suo arrivo al potere nel 1997. Vita: Come spiega l?interesse così forte di Blair per il continente africano? Paul Williams: è un tema che ha fatto molto discutere in Gran Bretagna. Tra le tante ipotesi in circolazione, alcuni sostengono che si è trattato di puro opportunismo politico dopo che Clare Short e il ministero dello Sviluppo internazionale, molto attenti all?Africa, si sono guadagnati la stima delle principali istituzioni internazionali. Vita: Si dice pure che dopo che la Short ha rassegnato le sue dimissioni per l?intervento inglese in Iraq, Blair avrebbe rafforzato il suo interesse per l?Africa con l?obiettivo di riabilitare un?immagine molto incrinata dal disastro iracheno? Williams: E’ un?interpretazione erronea. Il ruolo di leadership assunto dal premier in Sierra Leone tra il 1998 e il 2000 e successivamente nello Zimbabwe contro Mugabe a partire dal 2000 riflettono un interesse che precede la guerra in Iraq. Detto questo, è evidente che vi sia un appoggio internazionale ben più deciso alle politiche africane della Gran Bretagna che non al suo intervento in Iraq. Di ciò, Blair ne è conscio. Vita: Entriamo nel merito della questione. Come si è articolata in questi anni la politica africana di Blair? Williams: La macchina estera britannica è complessa perché si articola su una molteplicità di attori quali il gabinetto del premier, il ministero dello Sviluppo (Dfid), il ministero degli Esteri, quello della Difesa, delle Finanze e infine quello del Commercio e dell?industria. Nonostante Blair volesse imporre un governo well connected, cioè ben coordinato, la politica estera è rimasta segnata da molti, troppi conflitti burocratici. A titolo di esempio, il Dfid di Short si interessava sempre più alla risoluzione dei conflitti, finendo per appropriarsi tematiche fin lì riservate al ministero della Difesa. Vita: Quali le ripercussioni sulle strategie applicate in Africa? Williams: Difficile dirlo. Ma le farò un esempio. Il ministero dello Sviluppo internazionale è convinto che le regole del commercio internazionale sono determinanti per lo sviluppo del Sud del mondo. Il successo diffuso del Dfid ha convinto il governo Blair di assegnare al ministero del Commercio inglese un ruolo cruciale in Africa. Nel frattempo, l?azione di Gordon Brown alle Finanze ha fatto crescere il budget degli aiuti internazionali di oltre il 93% tra il 1998 e il 2002, riservando all?Africa oltre il 50% degli aiuti globali allo sviluppo. Vita: E in cosa sbaglia Blair? Williams: Nonostante i proclami, l?impegno dei laburisti in Africa è rimasto selettivo, per non dire egoista. Il che non li distingue molto dalle politiche conservatrici di Thatcher o di Major, i cui interessi per l?Africa erano dettati più dalle minacce sulla sicurezza che dagli imperativi di solidarietà e di sviluppo. Sul piano socio-economico, il Labour ha adottato politiche neoliberiste rafforzando quelle élite attente all?economia di mercato, privilegiando de facto i diritti civili e politici ai diritti sociali. Infine, nei rapporti bilaterali, la Gran Bretagna ha privilegiato, eccezion fatta per l?Angola, Paesi anglofoni come la Sierra Leone, il Sudafrica, la Nigeria o il Rwanda, lasciando al loro destino Paesi devastati dalla guerra come il Burundi o il Congo/Kinshasa. Il governo laburista preferisce orientare agli aiuti su Paesi dotati di una struttura amministrativa più solida. Il che significa che i Paesi più poveri e devastati sono rimasti esclusi dal circuito dei finanziamenti inglesi. Vita: Su che alleanze può contare Blair in Occidente? Williams: La sua sfida sarà quella di convincere il G8 ad adottare le raccomandazioni del Rapporto della Commissione per l?Africa, come ad esempio raddoppiare gli aiuti. Al momento, la cosa è molto incerta. Il secondo dubbio si proietta nel G8 del 2006 che avrà luogo in Germania. Blair ha commesso un errore nel non includere nella Commissione per l?Africa un commissario tedesco. Chi ci dice che la Germania sarà intenzionata a mantenere alta l?attenzione sull?Africa nel 2006? I ministeri chiave del leader britannico: una task force con l’Africa come priorità Dipartimento per lo sviluppo internazionale (Dfid) – Segretario di Stato: Hilary Benn Con Blair, il Dfid è diventato un ministero indipendente e molto potente. Con conseguenze benefiche visto che tra il 1998 e il 2003, il Dfid ha riservato all?Africa oltre il 50% del suo budget. Per quanto riguarda gli orientamenti, Hilary Benn è rimasto fedele alle priorità indicate da Clare Short: lotta alle guerre, alla bad governance, alle epidemie, all?insufficienza di aiuti e alle regole commerciali internazionali. Ministero degli Affari esteri e del Commonwealth (Fco) – Ministro: Jack Straw – Sottosegretario con delega per l?Africa: Lord Triesman Assieme al Dfid, l?Fco è il più importante attore della politica africana di Blair. Da sempre marginalizzata, con l?approdo di Robin Cook a King Charles Street l?Africa è diventata una voce importante della politica estera laburista. Alla radice del cambiamento, la volontà dell?ex ministro inglese di instaurare rapporti privilegiati con ong e organizzazioni internazionali, molte delle quali fanno lobby per l?Africa. Come il Dfid, la priorità dell?Fco è quella di porre fine alle guerre africane. Ministero dell?Economia e delle Finanze – Cancelliere dello Scacchiere: Gordon Brown Mattatore massmediatico, Gordon Brown ha lanciato la promessa di cancellare il debito dei Paesi africani, nonché aumentare e razionalizzare gli Aiuti pubblici allo sviluppo. Tradotto in cifre: nel 2004, la Gran Bretagna ha riservato loro lo 0,36% del Pil. Brown ha promesso di raggiungere lo 0,47% entro il 2007-08 e lo 0,7% entro il 2013. Gli aiuti bilaterali all?Africa ammonteranno a 1,5 miliardi di euro nel 2005-06. Dipartimento del Commercio e dell?industria (Dti) – Segretario di Stato: Alan Johnson Fino al 1997 il ruolo del Dti nella politica africana era limitato alla concessione o meno di licenze di esportazione di armi. Con il successo del Dfid e l?importanza crescente attribuita al commercio internazionale, il Dti è diventato un attore cruciale della politica di Blair in Africa.


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