Famiglia

Blair: il G8 cambia visione

Ospita il vertice dei grandi. Si prepara alla guida del semestre europeo.Lancia una grande inziativa per lo sviluppo dell’Africa. Com’è arrivato il leader inglese a questa svolta?

di Carlotta Jesi

Un pericoloso aggettivo circola su Tony Blair, il politico più influente e carismatico del momento: lobbista. Lobbista pro Africa, a Gleneagles, Washington e Bruxelles. I tre centri del potere, rispettivamente sede del G8, della Casa Bianca e dell?Unione europea, in cui, da aprile ad oggi, il premier brittanico ha raccolto un enorme consenso sul suo piano per il continente più inguaiato del momento e sulla sua vision umanitaria.
Vision che, complice il braccialetto bianco della campagna Make poverty history sfoggiato come un?agenda politica da polso, l?ha trasformato in un modello per le migliaia di giovani accorsi a Edimburgo. Gli stessi che, solo pochi mesi prima, lo definivano un cagnolino al guinzaglio di Bush e un guerrafondaio.
Da qui il dubbio: ma sono Bono Vox, Bob Geldof e i lobbisti delle 500 charity inglesi riunite nella Make poverty history campaign ad aver cambiato la testa e l?agenda del premier o è Blair ad usarli, tutti, per i suoi scopi? Da qui quell?aggettivo, lobbista, che è pericoloso perché accorcia le distanze e annulla le differenze tra il governo e la società civile che ha il potere di criticarlo fintanto che si mantiene economicamente e politicamente indipendente da esso. Chi è a tirare i fili del piano per l?Africa?

I mass media
ActionAid international e Oxfam, le due più grandi e influenti ong del Regno Unito, rispondono che a dettare l?agenda di Blair sono loro. «Il premier e il suo ministro del Tesoro Gordon Brown si limitano a rispondere alla pressione pubblica che abbiamo generato attraverso i media», dichiara a Vita Romilly Greenhill, policy officer di Action Aid, «è stata la società civile ad avere l?intuizione che ha sdoganato temi come il debito e la povertà: farne un argomento delle elezioni politiche che si sono tenute a maggio e che hanno confermato Blair per il terzo mandato».
Sulla stessa lunghezza d?onda è Harriet Binet, press officer di Oxfam: «È merito nostro, e della risonanza che abbiamo sui media, se, prima del voto del 5 maggio, 30 milioni di elettori dichiaravano di aver donato tempo e denaro per aiutare l?Africa. E se, alla vigilia delle elezioni, tutti i partiti hanno dichiarato un?intera giornata di campagna ai temi dello sviluppo».
Di più, precisano da Oxford, quartiere generale della charity: «Chi credete che abbia organizzato la foto di Blair che sorseggia del caffè in una piazza di Addis Abeba, scattata a ottobre del 2004 durante il summit della sua Commissione per l?Africa e usata da tutti i giornali del mondo? I nostri attivisti, per sensibilizzare il premier e l?opinione pubblica sulle ingiuste regole del commercio del caffè».
Non tutti però la pensano così. A cominciare dal prestigioso settimanale Time: nel numero del 28 giugno, in un articolo intitolato «Suonano la sua canzone», sostiene che Bono, Bob Geldof e le varie sigle della società civile rispondono a una domanda di advocacy suscitata dallo stesso Blair per calcolo politico.
Domanda che il magazine, su imbeccata del direttore di una grande charity anglosassone cui garantisce l?anomimato, si spinge fino a definire ?reverse lobbying?, o lobby all?inverso: politici che fanno lobby su star della musica e società civile perché li spingano a fare cose popolari con gli elettori. Possibile?

Il ruolo di Hillary
Su una cosa, di certo, il premier e il suo gabinetto dimostrano di aver più vision della società civile: l?attenzione verso gli africani immigrati in Gran Bretagna che, attraverso le loro rimesse ai parenti rimasti a casa, sono i principali ?donatori? di aiuto allo sviluppo. Donatori snobbati dalle charity ma non da Hillary Benn, il ministro per gli aiuti che Blair ha messo al posto della battagliera Clare Short.
Secondo indiscrizioni del quotidiano Guardian, sarebbe il ministro, e non la società civile, ad aver convinto Blair a puntare sull?Africa. Per due motivi: il fatto che negli anni 90 gli africani sono diventati la minoranza etnica che cresce più velocemente nel Paese e che, quando hai un africano che dirige il traffico sotto casa, che accudisce tua nonna e tuo figlio e che ti ripara la macchina, in campagna elettorale, al G8 e a Bruxelles, non puoi permetterti di ignorarlo.
A mettere in guardia verso un premier lobbista, interviene a sorpresa anche la lobbista più famosa del Regno Unito: la fondatrice della campagna Jubilee 2000 Ann Pettifor che portò il tema del debito dritto negli appartamenti di Giovanni Paolo II.

I timori di Ann Pettifor
L?anno scorso, Ann si è sganciata dalla società civile per fondare una società di consulenza chiamata Advocacy International che aiuta i governi dei Paesi africani con un forte debito estero a far sentire la loro voce in Occidente.
Interrogata da Vita, la Pettifor avverte i suoi ex colleghi: «Un leader come Blair, che sostiene la nostra campagna, contribuisce a darle importanza e a mettere sotto pressione gli altri politici, anche di altri Paesi. Tuttavia vedo grossi rischi per le ong che si avvicinano troppo ai governi, compreso il governo inglese».
Per quale motivo? «Critichiamo i politici per le ?porte scorrevoli? che lasciano aperte sul mondo del business, ma la stessa cosa vale per le porte aperte tra società civile e governi. Rischiano di compromettere le ong che offrono ai governi un?armata di sostenitori, e di elettori, e nessuno dei guai che normalmente procura loro un partito politico».

Le iniziative del Premier per un interesse comune

International Finance Facility (Iff): è uno strumento finanziario elaborato da Gordon Brown per aumentare l?aiuto allo sviluppo fino a raggiungere lo 0,7% del Pil. Consiste nella emissione di obbligazioni da parte dei governi per creare una liquidità aggiuntiva da destinare a interventi strutturali per lo sviluppo.
COMMISSION FOR Africa: Blair ha creato una Commissione per l?Africa, con 17 membri di cui 9 africani, che ha messo a punto il piano che verrà presentato al G8 e che servirà da piattaforma per il semestre europeo. Piano che punta alla creazione di infrastrutture per rilanciare lo sviluppo nel continente e alla revisione delle regole commerciali fra Paesi ricchi e africani per eliminare le politiche di dumping. I lavori della commissione, di cui fa parte anche Bob Geldof, sono contenuti in un volume dal titolo significativo: Our common interest.
Info: www.commissionforafrica.org
Debito: il premier chiede agli altri leader del G8 la cancellazione del 100% del debito estero dei Paesi africani.
Ambiente: insieme all?Africa, è il tema su cui Blair ha incentrato il G8 di Gleneagles. Agli altri Paesi chiede uno sforzo di convergenza verso una politica globale per affrontare il problema dei cambiamenti climatici. E in particolare di puntare sullo sviluppo di tecnologie più pulite per ridurre le emissioni di gas dannosi per l?ambiente.

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