Formazione

Vi dice niente la Wikipedia?

Il software aperto è il modello vincente. Ed è il modello di una società libera. Ma a Bruxelles...

di Fiorello Cortiana

Si è tenuta a Trivandrum, nello Stato di Kerala in India, una conferenza internazionale che ha messo a confronto esperienze governative e parlamentari, accademiche e imprenditoriali, dell?India, del Brasile, del Venezuela e dell?Italia. Il tema della conferenza Free software, Free society ha presentato uno sguardo inedito sulle opportunità dell?innovazione viste dai Sud del mondo. Per altro, oltre ogni luogo comune, lo Stato di Kerala presenta ottime credenziali: una consolidata democrazia parlamentare, la convivenza secolare tra hindu, musulmani, ebrei, un livello di alfabetizzazione che rasenta il 100%, la durata della vita ai livelli europei e nordamericani. Il technopark, la moderna struttura che ospitava la conferenza, sforna 14mila informatici all?anno, che iniziano a chiedersi perché i loro programmatori emigrano, mentre quelli locali vengono pagati in rupie da committenti che poi vendono i prodotti in dollari. Ciò che è interessante sapere, ed è urgente capire, è la natura inclusiva e partecipata delle politiche digitali che questi Paesi stanno attuando. Questi Paesi hanno ben compreso che nella società della conoscenza la materia prima, la risorsa principale, è costituita dalla dimensione cognitiva, dalla disponibilità degli alfabeti digitali e dalla possibilità di accedere alle reti. Per questo oltre a non volere che vengano brevettate le sequenze geniche delle loro piante, non vogliono che venga brevettato il software. Guardano all?Europa e alla discussione della Direttiva per la brevettabilità del software con speranza e preoccupazione: il voto è previsto per il 6 luglio. Una globalizzazione partecipata, che usi a pieno le opportunità dell?innovazione, è già un processo in atto, sarebbe miope e devastante per l?Occidente pensare ad un processo regressivo che per via normativa riduca l?immaterialità degli algoritmi e la loro illimitata disponibilità a materia scarsa ad esaurimento come il petrolio. Sarebbe come brevettare l?aria. Costituirebbe una ulteriore miopia ridurre questo approccio a un tardivo terzomondismo. È il Financial Times a ricordarci che Wikipedia, l?enciclopedia online prodotta dallo scambio in rete dei contributi planetari di centinaia di migliaia di volontari, in quattro anni è cresciuta più dell?Enciclopedia Britannica e di Encarta messe insieme e con la stessa autorevolezza. Il modello aperto di condivisione della conoscenza va ben oltre l?Information technology: il Mit di Boston ha reso liberamente disponibile l?accesso alle sue ricerche e alle sue pubblicazioni, la Bbc ha fatto altrettanto per i suoi archivi. Questo modello partecipato vale anche per l?Agenda 21 e per il Protocollo di Kyoto. Il Nord visto dai Sud del mondo ci dice che nell?economia della conoscenza lo scambio dei beni immateriali costituisce una condizione per l?arricchimento sociale ed imprenditoriale, a differenza dei beni materiali che con la condivisione si esauriscono. Le politiche pubbliche e le legislazioni europee sapranno cogliere la natura della sfida dell?innovazione come opportunità condivisa e non come minaccia. di Fiorello Cortiana


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