Welfare

L’era del poliassuntore

Diminuiscono i fondi e rimane vacante il posto del capo Dipartimento. Nella Giornata mondiale contro le dipendenze, il governo fa flop

di Redazione

Prima la fuga di Nicola Carlesi. Poi la comparsata del suo erede designato, il generale del Sismi, Antonio Ragusa, nome che si è bruciato nel giro di 72 ore, complici anche le rivelazioni di vita.it. A ridosso del 26 giugno, Giornata mondiale contro la droga, il timone del Dipartimento nazionale antidroga (Dnpa) è affidato al signor Nessuno. Davvero una brutta figura e a poco valgono le rassicurazioni del ministro competente, Carlo Giovanardi, che al nostro settimanale annuncia: «Il prossimo capo del Dnpa lo sceglierò io personalmente». Sulla lotta alle dipendenze il governo ha perso la bussola. Se ne è accorto anche il colonnello di An, Maurizio Gasparri che, bontà sua, fa notare: «Così non si può andare avanti». Un?inversione di rotta sarebbe necessaria. Anche perché, nella totale indifferenza dei politici, il mondo delle tossicodipendenze sta entrando in una nuova era. Una ricerca della Fict (Federazione italiana comunità terapeutiche – 49 centri sparsi in tutta Italia con in cura 5mila giovani) rivela infatti che nel 2004 rispetto all?anno precedente gli assuntori di ecstasy ospitati nelle comunità sono cresciuti del 2% e quelli di cannabinoidi del 3%. Ma il vero boom è stato il fenomeno dei poliassuntori (consumatori che passano con estrema facilità dall?eroina, alla cocaina, all?alcol) le cui presenze sono aumentate del 19% nel giro di 12 mesi. «Il problema della tossicodipendenza è diventato un problema delle dipendenze, spesso associato a forme di disagio e di patologia clinica. Per questo le vecchie comunità chiuse verso l?esterno non hanno più senso di esistere. Dobbiamo aprirci all?integrazione di metodiche riabilitative e socio assistenziali», interviene il presidente della Fict, Egidio Smacchia. Un chiodo su cui batte anche il Cnca – Coordinamento nazionale comunità di accoglienza che per voce del presidente Lucio Babolin spiega che le comunità stanno accentuando la loro funzione socio-sanitaria a scapito di quella, originale, psicopedagogica, anche perché «un ospite su due soffre di disturbi psichici e il 35% è sieropositivo». Purtroppo però il cambiamento della natura delle comunità non sembra interessare granché gli uomini del Palazzo. Il balletto intorno al nome del capo del Dipartimento non può portare in secondo piano il taglio delle risorse alle associazioni che Riccardo De Facci del Cnca valuta in circa 90 milioni di euro. Un dato che stride con le parole del rappresentante dell?Onu, Antonio Maria Costa che riconosce «il ruolo fondamentale delle comunità terapeutiche e l?enorme risorsa rappresentata dal volontariato sociale». In Italia però la realtà è ben diversa. «L?atto d?intesa Stato-Regioni da sei anni è carta straccia», alza i toni Smacchia nel suo j?accuse contro il muro di gomma dei politici. E conclude: «Soltanto il 9% delle persone in carico ai Sert sono inviate alle strutture del privato sociale. Nessuno poi ci ha mai corrisposto le risorse necessarie per il reinserimento sociale e lavorativo dei ragazzi».


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