Economia

CGM: al via stati generali coop sociali per minori

I lavori si chiuderanno domani

di Francesco Agresti

Qual è la credibilità degli adulti nei confronti dei minori da educare? Come si costruiscono progetti per contrastare il disagio giovanile che sappiano ricreare fiducia e appartenenza? Sono questi gli interrogativi ai quali hanno cominciato a rispondere gli “stati generali” della cooperazione sociale Cgm che si occupa di minori, stati generali apertisi stamane a Roma e intitolati Costruiamo fiducia. proposte per educare alla comunità.

Partendo dall’esperienza ormai decennale della rete Cgm (1200 cooperative in tutto il territorio nazionale, molte delle quali si occupano di servizi sia alla prima infanzia che all’adolescenza), si è tentato di delineare un quadro per gli interventi futuri.

Anzitutto si sono analizzati i risultati di recenti progetti, fra cui Le regole della comunità, svolto in 6 città del sud, Bari, Cagliari, Gela, Matera, Napoli e Reggio Calabria: attraverso percorsi specifici e mirati il progetto si è proposto, in partnership con il Dipartimento Giustizia Minorile, di educare alla legalità minori con percorsi di devianza. Il lavoro si è diversificato nei differenti territori ma ha avuto una costante: quella del coinvolgimento delle famiglie degli adolescenti.

Qualunque attività a sostegno dei minori a rischio – hanno convenuto molti relatori, fra cui Luigino Bruni, docente dell’Università Bicocca di Milano, e Piero Lucisano, prorettore Università La Sapienza di Roma – deve partire dalla fiducia e dalla reciprocità: non è possibile avviare un percorso educativo e di recupero senza che si sia instaurata una relazione autentica, che interroga gli adulti quanto i minori. C’è – ovviamente – un problema di risorse e di impiego delle risorse, ma è un tema da affrontare in un secondo momento, dopo che si sia delineata la strategia complessiva dell’intervento.

E di strategia ha parlato Johnny Dotti, presidente di Cgm-Welfare Italia: “Il lavoro a favore dei giovani va rilanciato e potenziato. La condizione di disagio è ormai sempre più evidente: i giornali sono troppo spesso pieni di notizie che riguardano minori abusati e abusanti, o giovani in condizione di estremo disagio o ancora giovani che intraprendono strade criminose. Alle vecchie “patologie” se ne aggiungono di nuove, come quelle derivanti dall’assunzione incrociata di sostanze stupefacenti di diverso tipo. Temi scottanti di cui ancora non si ha piena consapevolezza. Ma tutti noi – imprese sociali, terzo settore, enti locali, soggetti profit – dobbiamo interrogarci sulle strategie da perseguire. Non è più il tempo in cui immaginare singole iniziative portate avanti da singoli soggetti. La modernità vuol anche dire elaborare convergenze concrete e operative fra diversi soggetti. Per rilanciare progetti significativi occorre fare sinergia fra reti diverse, sapendo che ognuno deve svolgere il suo ruolo finalizzato al medesimo bene comune”.

Alla prospettiva di Costruire prospettive condivise è stata dedicata la tavola rotonda che ha concluso la mattinata, alla quale hanno partecipato, fra gli altri, Raffaella Alibrandi dell’Unione Industriali di Roma, Marco Lora del Forum delle associazioni delle famiglie, Piero Pallassini, vicepresidente Anci Lazio, e Serenella Pesarin del Dipartimento Giustizia minorile.
Nel pomeriggio si sono tenuti alcuni seminari in parallelo (sulla qualità dei servizi, il coordinamento, le innovazioni) e una tavola rotonda nella quale sono stati presentati i risultati del progetto Tutti a casa (realizzato con Fondazione Vodafone: in quattro città del sud sono state realizzate delle comunità alloggio per minori abbandonati o in condizione di disagio.

Domani i lavori riprenderanno con nuovi incontri e seminari. Sono previsti fra gli altri gli interventi di Rosario Priore, capo Dipartimento Giustizia minorile, Giuseppe Fanfani, Commissione Giustizia Camera dei deputati, Silvio Ciappi criminologo dlel’Università di Pisa.

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