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Quando il G8 arma il Sud del mondo

Un rapporto di Control Arms accusa i Paesi del G8 di "minare" gli aiuti nei Paesi poveri con la vendita di armi

di Joshua Massarenti

Gli sforzi del G8 contro la povertà sono minati dalla vendita delle proprie armi ai Paesi poveri. Questo in sintesi l’accusa rivolta agli otto Paesi più potenti del mondo dalla Campagna Control Arms nel rapporto intitolato The G8: global arms exporters. Failing to prevent irresponsible arms transfers [515 KB in formato .pdf].

Secondo Contro Arms – una coalizione internazionale che raggruppa Amnesty International, Oxfam e International Action Network on Small Arms (Iansa) – i Paesi del G8 attuano “esportazioni irresponsabili verso alcuni dei Paesi più poveri del mondo e più stravolti da conflitti armati”. Alleviare la povertà in Africa risulta, assieme alle questioni ambientali, uno degli obiettivi prioritari del prossimo Summit del G8 in programma a Gleneagles (Scozia) tra il 6 e l’8 luglio 2005. Ora, a detta della direttrice di Oxfam Barbara Stocking, “i Paesi del G8 sono responsabili dell’80% delle vendite di armi nel mondo, e persistono a vendere armi con la conseguenza di opprimere le persone più poveri e più vulnerabili”.

Addentrandoci nel rapporto, si legge il coinvolgimento dell’industria tedesca nella guerra di Myanmar. Motori tedeschi sarebbero infatti utilizzati dalla giunta militare birmana per i suoi veicoli. Il Canada è un altro Paese del G8 accusato di aver esportato blindati leggeri e elicotteri all’Arabia Saudita, nonché armi di pugno alle Filippine. Gli Stati Uniti sono invece denunciati per “aiutare militarmente Paesi che violano i diritti umani” comeil Pakistan, Israele e Nepal. La Francia non è risparmiata in quanto “esporta bombe, granate, munizioni, mine e altri” tipi di armi a Paesi come il Sudan o la Birmania su cui permane un embargo di armi imposto dall’Unione europea.

Il sistema delle “licenze aperte” ha consentito alle imprese britanniche di procedere a importanti esportazioni prive del controllo minimo richiesto, con la conseguenza di aver facilitato l’invio di armi verso la Colombia, l’Arabia Saudita, il Nepal, Israele e l’Indonesia. Una “faglia nella legislazione italiana consente a grandi quantità di cosiddete “armi civili” di essere esportate” verso la Colombia, il Congo e la Cina. Infine il Giappone esporta armi nelle Filippine,mentre la Russia esporta armi pesanti, in particolare aerei di combattimento, verso Paesi come l’Etiopia, l’Algeria e l’Uganda.

Per questi motivi, la campagna ControlArms chiede al Primo ministro britannico Tony Blair di chiedere a Gleneagles un trattato che regolamenti le vendite di armi nel mondo.

Maggiori informazioni:

  • ControlArms
  • Rapporto “The G8: global arms exporters. Failing to prevent irresponsible arms transfers” [515 KB in formato .pdf]
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