Congo/Kinshasa: la transizione politica prolungata dalla guerra

Le due camere del Parlamento della Repubblica democratica del Congo (Rdc) hanno deciso ieri con un voto a larga maggioranza di rinviare il periodo di transizione di altri sei mesi. La transizione politica congolese, iniziata nel 2003 al termine di cinque anni di guerra, doveva chiudersi il 30 giugno 2005.

La decisione presa dal Parlamento è ritenuta “illegale” dai partiti di opposizione “perché viola la Costituzione che garantisce questo periodo transitorio”. La sua prolungazione era già stata richiesta il 28 aprile scorso dalla Commissione elettorale indipendete (Cei) e giudicata inevitabile dal Presidente della repubblica della Rdc Jospeh Kabila nel corso di un discorso rivolto alla nazione il 16 maggio successivo.

La Cei ha giutisficato in sede parlamentare la sua richiesta motivando ostacoli logistici e problemi di sicurezza troppi grandi per un Paese in piena ricostruziopne, privo di infrastrutture stradali.

Il presidente della Cei, l’abate Apollinaire Malu Malu ha voluto ricordare l’impossibilità di organizzare elezioni prima del 30 giugno chiamando in causa i ritardi incolmabili della registrazione degli elettori.

Sarebbero circa 28 i milioni di congolesi aventi diritto al voto chiamati a recarsi in oltre 9mila seggi elettorali. Un’operazione gigantesca che ha spinto la Cei a lanciare corsi di formazione di almeno 36mila agenti di censimento in tutto il Paese.

Di fronte all’impossibilità di rispettare la scadenza iniziale, la Cei ha proposto un nuovo calendario che fissa il referendum costituzionale il 27 novembre 2005, il primo turno delle elezioni presidenziali il 20 marzo 2006 e il secondo turno per il 30 aprile.

Ma il rispetto di questo nuovo calendario dipenderà molto dal livello di sicurezza garantito nel Paese, tutt’ora teatro di violenze e tensioni sociali che continuano a destabilizzare le province di Kinshasa, del Kasai orientale e del Katanga, nonché nell’est della Rdc (Ituri, nord e sud Kivu).