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G8: si discute anche di cambiamenti climatici

La presidenza britannica propone che i G8 assumano la leadership mondiale per l'attuazione degli impegni sul clima, in particolare per l'attuazione del Protocollo di Kyoto

di Redazione

Azioni piu’ incisive per combattere i cambiamenti climatici e la creazione di un comitato scientifico internazionale che serva a ridurre l’impatto delle catastrofi naturali e l’istituzione di un sistema di allarme preventivo a disposizione della Wmo (l’Organizzazione meteorologica mondiale, l’agenzia delle Nazioni Unite per la meteorologia e il clima), in grado di offrire un sistema di allerta piu’ coordinato ed autorevole a livello mondiale per la prevenzione delle catastrofi naturali e la gestione del rischio. Ci saranno anche questi tra gli impegni nell’agenda del prossimo summit del G8 in Scozia. Il prodotto nazionale lordo dei paesi del G8 e’ pari al 67% del prodotto mondiale lordo e le emissioni di anidride carbonica degli stessi paesi sono pari al 47% delle emissioni globali di anidride carbonica. La presidenza di turno britannica propone che i G8 assumano la leadership mondiale per l’attuazione degli impegni sul clima, ed in particolare per l’attuazione del Protocollo di Kyoto. Siccome gli Stati Uniti appaiono tuttora riluttanti, la presidenza britannica ha gia’ intrapreso colloqui informali sia con gli stessi Usa che con la Russia e con gli altri paesi G8, per trovare una adeguata soluzione a questo problema. Sul tappeto anche la realizzazione degli obiettivi del Millennium development goals delle Nazioni Unite, e precisamente quello della riduzione della poverta’, quello della istruzione primaria e quello della lotta all’Aids. In questo contesto, la presidenza britannica intende proporre che gli aiuti allo sviluppo raggiungano entro il 2015 un livello pari allo 0.7% del prodotto nazionale lordo (Pnl) e che il 100% del debito multilaterale verso le istituzioni internazionali (come la World Bank) dei sessantadue paesi piu’ poveri, venga definitivamente cancellato. Inoltre, intende proporre una sorta di Piano Marshall per l’Africa consistente nel cambiare le regole del commercio mondiale per favorire lo sviluppo socioeconomico dei paesi africani. Su questo argomento il consenso dei G8 non e’ pero’ unanime, soprattutto per quanto riguarda lo 0.7% del Pnl.

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