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Volontariato, la partita dei 500 milioni

Il tribunale amministrativo dà ragione all’ex ministro Visco. E il Parlamento ridiscute i criteri di riparto tra Csv e Comitati di gestione.

di Benedetta Verrini

«Il ricorso deve essere respinto siccome infondato». Nella sentenza pubblicata l?8 giugno scorso, il Tar del Lazio ha messo la parola fine (salvo probabile ricorso al Consiglio di Stato) alla querelle, iniziata quattro anni fa, tra il ministero del Tesoro e un nutrito gruppo di Centri di servizio per il volontariato, riguardo al meccanismo di accantonamento delle risorse destinate agli stessi Csv. Il tribunale amministrativo più famoso d?Italia ha dato ragione al ministero: il volume degli accantonamenti delle fondazioni dovrà essere ridimensionato a norma dell?Atto di indirizzo Visco. «Praticamente dimezzato», hanno puntualizzato i Centri di servizio. Il ?quindicesimo? ai Csv Ma da quale base di partenza? Questa non è una domanda di poco conto, perché la questione della riduzione delle risorse ai Csv è oggi al centro delle polemiche non solo per questa sentenza, ma anche e soprattutto per la discussione, alla Camera dei deputati, del disegno di legge sulla competitività, che all?articolo 18 rivede completamente il meccanismo di ripartizione dei fondi al volontariato. Allora facciamo un passo indietro e vediamo in che modo, fino ad ora, le fondazioni di origine bancaria hanno erogato risorse ai Csv. La legge 266/1991 prescrive che le fondazioni accantonino annualmente 1/15 dei loro proventi, al netto delle spese interne di funzionamento e della riserva obbligatoria, a favore di ?fondi per il volontariato? istituiti in ogni regione. Tali fondi diventano disponibili a cadenza biennale e vengono così assegnati ai Comitati di gestione (uno per regione, costituiti da 15 persone, con rappresentanza mista a prevalenza delle fondazioni eroganti). I Comitati distribuiscono il denaro sulla base di ?programmi di attività? presentati annualmente dai Csv. Il meccanismo, entrato a regime con fatica, per il ritardo con cui sono stati costituiti i Comitati di gestione (in Campania, ad esempio, si è formato nel 2003), ha finito per ?impattare?, nel 1999, con la riforma delle fondazioni. L?Atto di indirizzo Visco «Infatti il decreto legislativo n. 153 del 1999 ha completamente rivoluzionato il sistema», sottolinea Roberto Giusti dell?Acri, l?associazione che raggruppa le fondazioni bancarie. «La riforma ha previsto un preciso ordine di priorità nella destinazione dei proventi delle fondazioni, indirizzandoli in primo luogo alla riserva obbligatoria e per una quota pari al 50% ai settori ?rilevanti?, scelti dalle fondazioni fra tutti quelli ammessi dalla normativa quali destinatari delle erogazioni delle fondazioni. Solo le quote residue di questi proventi possono essere dunque indirizzate alle altre erogazioni previste da specifiche norme di legge, come quelle della 266/91». In questo quadro si innesta il discusso ?atto di indirizzo? del 2001 del ministro Vincenzo Visco che, recependo il dettato del decreto legislativo di cui parla Giusti, ha chiarito che il famoso ?quindicesimo? da mettere a disposizione del volontariato doveva considerarsi al netto delle spese, della riserva obbligatoria e anche dell?accantonamento ai ?settori rilevanti?. Di fatto, ciò ha comportato un dimezzamento della quota da destinarsi ai Csv. I ?conti in sospeso? E qui si arriva alla domanda cruciale: quanto? «Dopo l?Atto di indirizzo», prosegue Giusti, «le fondazioni hanno assunto un atteggiamento prudenziale che ha fatto sì che venissero rese disponibili ai Comitati di gestione solo le risorse su cui non c?erano discussioni. La ?differenza?, su cui pendevano i ricorsi avanzati dai Csv, è stata comunque accantonata ma non distribuita». Dal 1991 al 2004, la quota ?disponibile? è stata pari a 484 milioni di euro. Se ad essa si aggiunge quella accantonata ma ?non disponibile? per effetto dell?Atto Visco, che dal 2001 al 2004 è stata pari a 210 milioni di euro, si arriva a una cifra enorme, quasi un Fondo sociale (cioè il budget con cui il ministero del Welfare finanzia ogni anno le politiche sociali nel Paese): 694 milioni di euro. Per inciso, della quota disponibile, cioè i 484 milioni, sono effettivamente stati distribuiti ai Csv ?appena? 134,9 milioni di euro, perché i Comitati di gestione stanno lentamente liquidando le varie tranches. Al di là della lentezza operativa del meccanismo, «queste cifre dimostrano», prosegue Giusti, «come in questi anni lo scenario sia mutato. Le risorse erogate dalle fondazioni si sono sovradimensionate rispetto agli effettivi bisogni in base ai quali era stato pensato il meccanismo di accantonamento per i Centri di servizio. è chiaro che per le funzioni di professionalizzazione, formazione, consulenza e supporto del volontariato, cui i Csv sono preposti, non è necessario avere un budget così enorme». Proprio perché il flusso di risorse che stava arrivando ai Csv si prospettava di tali dimensioni, con una comunicazione l?allora ministro della Solidarietà sociale, Livia Turco aveva lasciato aperture all?ipotesi che i Csv potessero anche finanziare direttamente, tramite bando, i progetti delle organizzazioni di volontariato. «Un?interpretazione non condivisa dalle fondazioni», puntualizza Giusti. «I Csv, infatti, non sono stati concepiti come un canale distributivo di fondi, ma come un supporto al volontariato». Tutti i nodi nell?art.18 Una visione evidentemente condivisa dal ministero del Welfare, quando ha riscritto, nell?art. 18 del ddl Competitività ora in discussione, il sistema di riparto del quindicesimo accantonato dalle fondazioni: un 50% andrebbe ai Csv tramite il solito meccanismo distributivo, e l?altro 50% direttamente ai Comitati di gestione per sostenere finanziariamente le associazioni (e loro eventuali progetti di servizio civile). Contestatissimo dai Csv e dalla Consulta del volontariato, ora, per effetto della sentenza del Tar, il riparto dell?art. 18 sarà fatto su una base di partenza dimezzata, «che comunque rimane enorme», specifica Giusti, «soprattutto se si ricorda che al di là delle risorse date ai Csv, il mondo del volontariato riceve direttamente cospicue erogazioni dalle fondazioni a sostegno dell?attività di organizzazioni del volontariato stesso».


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