Economia

Cooperative, un nuovo modello per il mondo

"Il sistema economico attuale è iniquo, ma il movimento cooperativo può cambiarlo in tutti i Paesi. Dobbiamo far sì che i governi lo sappiano".

di Redazione

Iain McDonald è direttore dell?International cooperative alliance. Questo è il testo dell?intervento che ha pronunciato a Glasgow al Congresso delle cooperative britanniche tenutosi dal 20 al 22 maggio. Il nostro è un mondo diviso tra quelli che hanno e quelli che non hanno, dove l?accumulo di beni materiali e la povertà non conoscono limiti. Un mondo dove i politici, in particolare quelli occidentali, rifiutano di prendere in considerazione il ruolo che il movimento cooperativo può giocare nell?alleviare questa situazione. Il movimento cooperativo mondiale è decisamente in buona salute e, a 160 anni dalla sua nascita, ha risultati di cui essere orgoglioso e risultati da conseguire. L?Ica – International Cooperative Alliance, nata a Londra nel 1895, conta 219 membri, organizzazioni nazionali e internazionali di cooperative che complessivamente rappresentano 800 milioni di persone in tutto il mondo. Le priorità dell?Ica sono promuovere e difendere l?identità cooperativa e assicurare che quella cooperativa sia riconosciuta come una forma d?impresa in grado di competere sul mercato. L?Ica è la voce del movimento cooperativo. Le cooperative si sviluppano sotto ogni tipo di governo, in ogni tipo di economia e al di là di ogni divisione – di genere, razza, religione, politica e cultura – che caratterizzano la condizione umana. In un?economia globalizzata noi non dobbiamo essere anti global, ma piuttosto anti neoliberali e pro cooperative. E in effetti le cooperative sono diventate global prima di chiunque altro. La promozione della pace e della giustizia sociale sono elementi essenziali dell?azione della cooperazione internazionale, come l?assemblea dell?Ica dichiarò già a Glasgow nel 1913: «La crescita degli armamenti e la possibilità che si scatenino conflitti internazionali scompariranno se le vite economiche e sociali di ogni nazione verranno organizzate secondo i principi cooperativi, il progresso della cooperazione forma una delle migliori garanzie per il mantenimento della pace nel mondo». La nostra è la più grande forma d?impresa mondiale, non dobbiamo smettere di ripeterlo. Il totale delle persone che traggono beneficio dall?azione delle cooperative è di circa tre miliardi. Negli Stati Uniti il 40% della popolazione è membro di cooperative, in Iran questa percentuale si assesta al 25%. In Kenya e in Nuova Zelanda rispettivamente il 45% e il 22% del prodotto interno lordo è dovuto alle cooperative. In Francia vi sono alcuni istituti di credito cooperativo – Credit Mutuel, Banque Populaire, Credit Agricol – che sono tra le più grandi banche del mondo. In Colombia il 24% dei servizi per la salute è gestito da cooperative. Negli Usa le cooperative gestiscono il 13% del totale del servizio elettrico. Complessivamente le cooperative nel mondo danno lavoro a 100 milioni di persone, oltre il 20% in più dei posti di lavoro creati dalle multinazionali. Alcuni segnali di interesse da parte dei governi li abbiamo avuti. Nel 2001 l?Onu ha adottato le linee guida per la creazione e il supporto di un ambiente favorevole allo sviluppo delle cooperative. Nel 2002 l?Organizzazione internazionale del lavoro ha approvato la raccomandazione 193 che fornisce linee guida per la promozione delle cooperative nei Paesi sviluppati e in quelli in via di sviluppo. Sempre nel 2002 l?Unione europea ha approvato lo statuto di società cooperativa europea, che fornisce le cooperative di un adeguato strumento legale in grado di sostenerne lo sviluppo e le sue attività. Non operiamo solo per la gente povera. Siamo il più grande settore dell?economia mondiale. Perché i governi non lo riconoscono? Perché, a parte alcune lodevoli eccezioni, il management delle cooperative non viene insegnato nelle scuole di business e nelle università? La cooperazione non va bene solo per i negozi di alimentari, può essere applicata a ogni parte della vita economica e sociale. Democrazia e partecipazione sono importanti anche nel settore della salute. La povertà mondiale è comunque il più serio problema del mondo odierno, anche in considerazione delle guerre, dei disastri naturali e delle epidemie, in cui è sempre la gente povera a soffrire di più. Ma non possiamo risolvere il problema della povertà sino a quando non affrontiamo le sue radici. E temo che che le cause stiano nell?Occidente. La povertà, nell?Africa in particolare, non sta diminuendo, sta crescendo, con 30mila persone che muoiono ogni giorno. Il gap tra i ricchi e i poveri sta aumentando. Non importa quanto Bob Geldof, Bono, l?Oxfam e altri crociati – tutte persone che applaudiamo – fanno: le cose stanno peggiorando. E questo perché nel mondo occidentale ci rifiutiamo di riconoscere che il nostro sistema economico – specialmente nella versione neo liberale – causa povertà. La cosiddetta economia del libero mercato funziona solo se ci sono persone al fondo della catena, e questo è un sistema deliberatamente iniquo. Non ci possono essere miglioramenti sino a quando il Wto e altre organizzazioni non prenderanno atto di questa situazione e inizieranno a imporre restrizioni alle nazioni più potenti in favore di quelle più povere. Io sono piuttosto pessimista sul fatto che ciò possa accadere in un futuro prossimo. Ma c?è una risposta a questa situazione che non è il ritorno al controllo statale (che non sarebbe di grande aiuto), ed è la cooperazione globale. Le imprese cooperative, con la loro enfasi sulla solidarietà, l?auto-aiuto, sulla spinta alla responsabilizzazione e sulla democrazia, funzionano. È necessario che i governi siano coraggiosi, rifiutino le sirene interessate dell?economie neo liberali e abbraccino la cooperazione. Non possiamo però starcene seduti ad aspettare che ciò avvenga e infatti non lo stiamo facendo. Sono appena tornato dall?Indonesia devastata dallo tsunami. L?Ica ha realizzato una valutazione dei bisogni per ricostruire il movimento cooperativo in questi Paesi. Il nostro grande vantaggio è che, a differenza delle organizzazioni di soccorso, noi possiamo offrire soluzioni di lungo termine e sviluppo. Non possiamo risolvere la povertà mondiale, dicevo, ma dobbiamo alzare il profilo del contributo che può fornire il nostro movimento. L?Onu e l?Ilo riconoscono quello che stiamo facendo e si sono unite ai nostri sforzi e anche noi siamo coinvolti nel Global Call to Action Against Poverty. Il nostro contributo è realizzare uno sviluppo, sostenibile nel lungo periodo, di imprese cooperative: in questo siamo insostituibili. Così non preoccupatevi se i vostri profitti a volte calano. Noi siamo in un gioco più grande di questi dettagli! Manteniamo saldi i nostri valori e principi. Certamente il successo economico è una parte essenziale del nostro lavoro, ma il nostro obiettivo è quello di un mondo più giusto, equo, animato dai valori sociali, rispettoso delle differenze di genere, pacifico o, come usiamo chiamarlo, una comunità cooperativa.


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